Papa Francesco: cultura dell’accoglienza come base della civiltà europea

Favorire una cultura dell’accoglienza e della solidarietà verso i migranti, richiamando a una maggiore integrazione pur nel rispetto delle leggi dei paesi di arrivo: questo l’appello di Papa Francesco, particolarmente attento sin dall’inizio del suo pontificato alla questione migranti. Accoglienza e solidarietà nei confronti “di tanti fratelli e sorelle che vivono la tragedia dell’immigrazione “ rappresentano “un’opportunità di crescita umana, di incontro e di dialogo tra le culture, in vista della promozione della pace e della fraternità dei popoli”, e devono essere i valori fondanti della civiltà europea. Papa Francesco da sempre si è detto vicino a chiunque operi in aiuto a chi fugge da guerre e terrorismo; come suo primo viaggio, nel 2013, volle visitare l’isola di Lampedusa, pregare per le tante vittime di naufragi avvenuti in quelle acque, condividere la drammaticità di questo fenomeno con i diretti testimoni, invocando “la protezione di Dio affinché si faccia compagno di strada di quanti sono costretti a lasciare la propria terra” e auspicando l’incontro di questi con “fratelli e sorelle sotto ogni cielo, che condividano con essi il pane e la speranza nel comune cammino”.

La terribile esperienza migratoria rende le persone più facilmente soggette allo sfruttamento, all’abuso e alla violenza, e la difesa dei loro diritti inalienabili, la garanzia della loro libertà e il rispetto della loro dignità sono obblighi che riguardano tutti e da cui nessuno può esimersi. Papa Francesco si rivolge così anche agli organismi politici e statali, affinché vengano creati tutti gli strumenti, anche normativi, atti a questo. Secondo il pontefice, infatti, servono “cuore sempre aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria”, ricordando che sì, l’accoglienza è un dovere di tutti, un “comandamento di Dio”, ma anche che un governo debba usare “prudenza” e valutare quante persone sia in grado di accogliere per poterle non solo “ricevere”, ma anche “integrare”. Posizioni, quelle del Papa, che si potrebbero definire estremamente “ragionevoli”, che pongono da una parte l’accento sulla necessità di intervenire garantendo l’accoglienza alle migliaia di persone costrette a fuggire da guerre e terrorismo, ma che dall’altra sottolineano come questo debba essere fatto nel pieno rispetto sia del paese ospitante e delle sue leggi, sia nel rispetto dei migranti stessi, che devono essere accolti non come moltitudini da rinchiudere nei centri di accoglienza, ma come individui cui offrire la speranza di ricostruirsi una nuova vita.

di Leandra Gallinella