Ricordate Valle Giulia

“Quando qualcosa succederà, allora noi saremo pronti. Quando noi saremo pronti, allora qualcosa succederà.” Maggio ‘68

Con questo grido, “Ricordate Valle Giulia!”, ripetuto all’infinito nelle manifestazioni (allora si diceva “dimostrazioni”), per me iniziava il ’68. Questo grido veniva scandito per la prima volta, all’indomani della battaglia di Valle Giulia del 1° Marzo, in Piazza Colonna, davanti a Palazzo Chigi, dove si erano riuniti, il giorno dopo quella prima “vittoria” sulle forze dell’ordine, spontaneamente, gruppi di studenti, in uno dei primi “sit-in” nella storia del movimento. Quel grido non era soltanto rivolto, in maniera fiera e minacciosa, alla polizia che aveva attaccato in forze quel giorno la Facoltà di Architettura ed erano state respinte dagli occupanti e dai dimostranti accorsi a loro sostegno, ma anche a una futura opinione pubblica e ai partiti di governo (e non solo) che dovevano prendere atto che esisteva un’opposizione al sistema in grado di suscitare una rivolta (in un primo tempo pacifica) che sarebbe durata più di un decennio. Quegli studenti, in massima parte universitari, già negli anni precedenti avevano subito gli attacchi di facinorosi fascisti, che a quell’epoca spadroneggiavano all’università, con morti (ricordiamo la morte dello studente Paolo Rossi, che, la mattina del 28 aprile del ’66, fu spinto giù dall’alto delle scale della Facoltà di Lettere della Sapienza, e i successivi solenni funerali) e feriti.

Dopo quelle giornate le dimostrazioni e i cortei si susseguirono sempre più intensamente. Partivano in generale dall’Università, percorrevano Via Nazionale e si inoltravano nel centro della città percorrendo persino Via del Corso (a quei tempi non c’erano percorsi obbligati o autorizzati e tantomeno sbarramenti di blindati, come sarebbe successo anni dopo per contrastare le manifestazioni che via via diventavano sempre più violente), nella quasi totale assenza delle forze dell’ordine, che raramente aggredivano i cortei. Ma ciò non voleva dire che quelli fossero cortei pacifici, tanto è vero che fu emanato, già dalle prime sortite, un prontuario, che qui riportiamo, e che non tutti ricordano, di norme da seguire nelle manifestazioni, forse un po’ ingenuo, ma efficace per contrastare le aggressioni della polizia:

“Norme elementari per l’autodifesa nel corso di cortei, comizi, ecc.:

  1. Gli operai e gli studenti devono partecipare, muniti di strumenti semplici di difesa come caschi protettivi, fazzoletto rosso e occhiali da motociclista contro i gas.
  2. Non deve essere tollerata la presenza di agenti di P.S., in divisa o in borghese, nel corpo dei cortei o delle ali.
  3. Non fuggire disordinatamente poiché questo impedisce ogni resistenza ed incoraggia la violenza poliziesca sui compagni fisicamente più deboli e meno esperti.
  4. Costituire immediatamente dei cordoni di difesa, impedendo l’avvicinamento degli agenti, la loro infiltrazione nel corpo del corteo. Eventualmente bastonatori in borghese vanno identificati ed espulsi.
  5. Ripiegare ordinatamente e compatti verso zone più facilmente difendibili. Sbarrare l’accesso con automezzi ed ogni altro strumento per bloccare il passaggio degli automezzi della Celere e respingere ogni altro tentativo di avvicinamento.
  6. Evitare l’imbottigliamento. E’ necessario spostarsi lentamente ma in continuazione, erigendo continuamente nuove barricate di intralcio. Portarsi verso zone centrali della città e su strade densamente trafficate.
  7. Traferire, mediante questa tattica, le conseguenze dell’aggressione poliziesca all’intero centro della città. Il momento dello scioglimento verrà deciso tramite il servizio d’ordine.
    N.B. Chiunque nel corso di queste fasi venga a trovarsi improvvisamente isolato deve ricongiungersi immediatamente al gruppo o abbandonare subito l’area sotto il controllo della polizia per evitare inutili arresti.
    – Tutti i fermi di compagni vanno impediti circondando rapidamente gli agenti che li effettuano ed espellendoli dal gruppo dopo la liberazione dei fermati
    – Rendere noti subito i nomi di funzionari di P.S. che ordinano o consentono particolari atti di violenza e repressione, nonché degli ufficiali, sottufficiali e agenti in modo che il movimento possa, in casi di particolare gravità, eseguire azioni dimostrative e di protesta nei loro confronti, vista la complicità e la inettitudine della Magistratura al riguardo.”

IL MOVIMENTO STUDENTESCO

Certo molte cose le avevamo imparate dall’allora sorgente movimento studentesco in Francia, e, prima ancora dalle prime contestazioni del movimento a Berkeley (U.S.A). Erano slogan non aggressivi, non ancora inquadrati politicamente, talvolta ironici e giocosi, che denotavano un linguaggio colto, ispirato da, e che avrebbe ispirato, ponderosi studi filosofici che sarebbero poi diventati cari a molti di noi:

“I muri hanno orecchie, le vostre orecchie hanno muri.”
Scienze Politiche
“Le mozioni uccidono le emozioni.”
Censier
“Fate la rivoluzione con i verbi, non con i sostantivi.”
Censier
“Il discorso è contro-rivoluzionario.”
Nanterre
“Io grido – Io scrivo.”
Lingue Orientali
“Ho qualcosa da dire ma non so che cosa.”Censier
“Stai attento alle tue orecchie, esse hanno dei muri.”
Censier
“Ogni persona che istruisce viene istruita. Ogni persona che è istruita, istruisce.”
Scienze Politiche
“Non ho niente da dire.”
Censier
“Dopo Aprile, Mai.”
La Sapienza

(continua)

di Maurizio Chiararia

 

 

 

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