Il bambino con il pigiama a righe: amicizia oltre le barriere

Il bambino con il pigiama a righe si sviluppa in uno dei momenti più crudeli e vergognosi dell’umanità: l’olocausto perpetuato durante la Seconda Guerra Mondiale. Episodio criticato e ripudiato, ma da non dimenticare.

Ci troviamo nella Germania nazista, in casa di una famiglia militare, con valori e un’ideologia ben saldi. Il capofamiglia è un militare di alto rango al servizio di Hitler che, grazie al suo “grande operato”, viene destinato ad Auschwitz per continuare il suo lavoro lì. Tutta la famiglia si trasferisce nella nuova dimora, una casa completamente isolata, ma molto vicina al campo di concentramento.

Vediamo i personaggi:

I bambini: il protagonista è Bruno, il figlio minore del comandante; come tutti i bambini della sua età ignora il mondo e vuole solo giocare. Gli piacciono i libri d’avventura ed esplorare. In netta contrapposizione, vi è Gretel, la sorella maggiore; all’inizio la vediamo circondata da bambole, anche se presto cambierà le bambole che decorano la sua stanza con la propaganda nazista. D’altro lato, Shmuel, un bambino della stessa età di Bruno che, essendo ebreo, vive nel campo di concentramento.

I genitori: il padre di Bruno è un alto ufficiale molto severo che passa poco tempo in casa. Sua moglie all’inizio ignora gran parte dell’attività realizzata dal marito; tuttavia questa condizione di ignoranza muta al punto che, uscendo da essa, cambieranno anche i suoi sentimenti per il marito, provando repulsione per la sua posizione lavorativa.

I nonni: sono i genitori del comandante. Il nonno si mostra orgoglioso del figlio, tuttavia, la nonna è fortemente contraria al nazismo e prova repulsione per le azioni del figlio.

Nel libro il bambino con il pigiama a righe vediamo che Shmuel e Bruno sono nati esattamente lo stesso giorno, ma le loro vite sono completamente diverse. Bruno vive in una famiglia agiata, è il figlio di un militare e la sua più grande preoccupazione è non avere nessuno con cui giocare. Soffre perché si annoia e non gli piace il nuovo posto in cui gli tocca vivere. Non capisce perché deve trasferirsi e lasciare i suoi amici di sempre. Shmuel è ebreo e per questo è stato condannato a vivere in un campo di concentramento. Di conseguenza, le sue preoccupazioni sono ben distinte da quelle di Bruno, sebbene anche in lui affiorino i desideri e l’innocenza tipici dei bambini.

Questa contrapposizione di realtà ci mostra come le nostre origini possono segnarci per tutta la vita e condannarci; nessuno sceglie dove nascere, nessuno ha la colpa di appartenere a una culla piuttosto che a un’altra. I bambini non capiscono queste differenze e vedono gli altri uguali a loro, amici con cui giocare e condividere avventure. Non riescono a comprendere perché sono separati da una barriera se sono nati lo stesso giorno, se in fondo sono così simili.

La barriera in questo caso è reale, ma possiamo vederla anche come un simbolo. Due bambini nati lo stesso giorno, due bambini uguali e due realtà ben distinte. Oggi guardiamo i nazisti con disprezzo, ma quando è nato, Bruno ha avuto fortuna, o almeno più fortuna di Shmuel. Potremmo dire che questa barriera, questa contrapposizione di realtà, esiste ancora, anche se in modo diverso, fa la differenza nascere in un paese piuttosto che in un altro, in una famiglia agiata piuttosto che in una famiglia carente di risorse.

Le idee del filosofo Friedrich Nietzsche vennero adottate e riformulate dal nazismo. Nietzsche credeva nell’esistenza di uomini dalle caratteristiche superiori: forti, intelligenti, creativi, capaci di pensare e ragionare. Questi uomini erano i superstiti, coloro i quali uscivano dal gregge. I nazisti si identificavano con questo Oltreuomo.

L’ immagine del “fanciullo” nei personaggi di Shmuel e Bruno: si mostrano entrambi liberi dai pregiudizi, o semiliberi, sono gli unici che superano la barriera contro la quale sbattono gli adulti. Oltrepassando la recinzione, sfidano i valori stabiliti. Non danno peso a quello che è stato insegnato loro, la loro amicizia va oltre. Bruno indossa il pigiama a righe, eguagliandosi a Shmuel. Per i bambini, l’amicizia è tutto e non ci sono differenze. Emettono giudizi a mano a mano che si conoscono, loro stessi creano dal nulla i loro valori personali e a partire da questi valori decidono.

Il bambino con il pigiama a righe mette in luce i problemi che potrebbero scaturire da una determinata ideologia e le idee che vi danno forma.

Nella storia e nel film vediamo che le idee possono essere indirettamente molto più pericolose di qualsiasi arma, soprattutto se teniamo conto del potere che hanno, in determinati momenti, per unire le volontà. La convinzione nei confronti di una determinata causa può indurre le persone a commettere qualsiasi azione, per quanto possa sembrare ingiusta e crudele. Affinché una idea perduri nel tempo, è importante inculcarla ai più giovani. Lo vediamo nelle lezioni che ricevono Gretel e Bruno e nel modo in cui il loro docente insegna loro la storia seguendo i copioni dell’ideologia nazista. In questo modo, si assicura di trasmettere ai bambini i valori che considera corretti per mantenere viva nelle generazioni successive l’idea che appartengono a una razza superiore o privilegiata.

L’esito ci invita a una riflessione: non siamo coscienti della sofferenza dell’altra persona finché non diventiamo l’altra persona. Invertendo i ruoli, provando sulla nostra pelle il dolore altrui, ne diveniamo partecipi e coscienti. Tutto questo in un contesto di storia, orrore e crudeltà umana, ma che ci porta a chiederci se, in qualche modo e dalla comodità di casa nostra, non siamo poi cambiati così tanto e siamo ancora indifferenti alla sofferenza altrui.

Il bambino con il pigiama a righe è una favola che vuole offrire una prospettiva unica sugli effetti del pregiudizio, dell’odio e della violenza sulle persone innocenti, in particolare i ragazzi, durante il tempo di guerra. Attraverso gli occhi di un fantasioso ragazzo tedesco di otto anni, che viene tenuto all’oscuro della realtà bellica, noi siamo testimoni di un’amicizia proibita che si sviluppa tra Bruno, figlio di un comandante nazista e Shmuel, un ragazzo ebreo imprigionato in un campo di concentramento. Sebbene i due siano divisi fisicamente da un recinto di filo spinato, le loro vite diventano inesorabilmente collegate.

Cosa succede in quel posto? Perché ci sono così tante persone dall’altra parte del recinto? Sono delle domande semplici, sono le domande che si chiede Bruno, ma non sono forse le stesse che continuiamo a porci ancora adesso? Queste domande devono continuare ad essere poste, in modo che nessuno dimentichi…

di Maria De Laurentiis

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