Piccoli passi per un progressivo cambio di regime

E’possibile che la nostra lettura delle numerose manifestazioni di violenza politica sia sbagliata e che, quindi, ogni timore per la tenuta democratica – non formale ma sostanziale -della Repubblica, una democrazia ormai matura e stabilmente incardinata nell’Unione Europea, sia infondato.

Quello che ci spaventa è la tendenza, diffusa, a considerare questi episodi come marginali e il rischio conseguente di non comprendere appieno quanto accade. Sembra che la pubblica opinione italiana guardi gli alberi e non veda la foresta.

Alle elezioni del 2013 l’Italia era nel pieno di una dura crisi economica e politica. In molti temevano un forte successo delle formazioni politiche apertamente populiste e nazionaliste.

L’insofferenza per la classe politica, invece, si espresse nelle urne con il boom del Movimento 5 stelle.In questi anni i vertici del movimento grillino hanno spesso rivendicato il loro ruolo di argine democratico a fascisti e razzisti.

Sono ormai passati dieci anni dai vaffa day e cinque anni dall’ingresso in parlamento degli eletti a cinque stelle. Sono sotto gli occhi di tutti i risultati delle esperienze amministrative di Roma, Torino e Livorno. Si è dispiegata la normalizzazione voluta dal capo politico Di Maio. Risultano imbarazzanti le capriole programmatiche e gli inciampi sulle candidature e anche tralasciando lo “scandaletto” su spese pazze e rimborsi il movimento sembra, ormai, un partito come tutti gli altri. E non è un complimento.

Ecco, nonostante i sondaggi, il timore è che anche quella diga sia saltata.

Di più, in questi anni molti hanno coltivato il terreno dell’intolleranza e sposato, ingentilendole appena, le tesi della peggior destra. Il pericolo di uno scivolone democratico non appare poi così peregrino.

Abbiamo assistito in questi anni allo svilimento delle regole di funzionamento del sistema democratico, alla negazione di legittimità degli avversari politici, alla tolleranza verso l’uso della violenza, alla volontà di limitazione delle libertà e dei diritti civili.

Le democrazie possono andare incontro ad un lento logoramento, più che a rotture repentine, se consentono l’ingresso nel discorso pubblico di temi, istanze e soggetti tanto incompatibili da piegare le regole a loro beneficio.

Le democrazie possono auto consumarsi in modo progressivo e muovere verso regimi autoritari senza che sia necessario un preciso punto di caduta, un evidente campanello di allarme.

Piccoli interventi progressivi, da un’azione di riforma del sistema giudiziario per combattere la corruzione, alla riduzione delle prerogative del singolo deputato – che da rappresentante della nazione diventa strumento del partito che lo ha fatto eleggere – per evitare i “cambi di casacca”, dalla modifica dei meccanismi elettorali, alla legittimazione delle istanze nazionaliste e populiste per lisciare il pelo all’elettorato.

Piccoli passi per un progressivo cambio di regime.

Siamo forse profeti di sventura ma non ci stupiremo se la vera sorpresa delle prossime elezioni politiche sarà l’emergere di forze estranee al sistema democratico.

di Enrico Ceci

 

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