Avanti gli ultimi

“È il momento della svolta. Dobbiamo superare il silenzio. Dobbiamo superare l’odio. Dobbiamo andare avanti fino a quando ogni persona povera avrà un reddito garantito.” Non è Di Maio, il vincitore delle elezioni, il leader del movimenro 5 stelle a pronunciare queste parole, semplici e chiare. È il reverendo William Barber, pastore protestante, che riprendendo la battaglia di Martin Luther King, vuole unire gli emarginati, i poveri, gli esclusi d’america e sfidare Donald Trump e l’eresia dell’avidità.

Pronuncia queste parole dal pulpito da cui cinquant’anni fa predicava il reverendo King. Una chiamata all’azione attiva elettiva fino a quando il diritto di voto sarà assicurato, in un paese dove una piccola minoranza di elettori, elegge il presidente più potente del mondo. William Barber ha un carisma notevole, come la sua stazza, un metro e novanta, un gigante scuro con la voce baritonale. È in grado di coniugare la teologia della liberazione con i principi costituzionali e i valori biblici di amore e carità con l’etica della solidarietà. Accogliere con amore, essere il prossimo di se stesso che abbraccia il prossimo ultimo. Essere fratello e sorella della sofferenza, aprire le mani e donare senza vicolo di appartenenza, razza o religione.

Un francescano in America che cerca la via della redenzione per un popolo armato fino ai denti, dove chiunque può comprare un mitra e sparare dentro una scuola. Redimere un paese che esporta guerra in ogni parte del mondo, vende armi e deruba e impoverisce il terzo mondo. Ascoltarlo fa venire i brividi dall’emozione. Barber, 54 anni, pastore del Noth Carolina, non vuole essere solo un predicatore, ma vuole iniziare una lunga marcia che costruisca un movimento nazionale per terminare l’opera iniziata da Martin Luther King. Organizza la prima campagna di disobbedienza civile contro la politica della avidità del presidente Trump che esclude dalla partecipazione attiva la maggioranza degli americani e si pone l’obiettivo del risveglio morale degli Stati Uniti. Per risveglio intende una politica che elimini le barriere, che tolga i muri di confine, che sia pacifica e inclusiva. Risveglio morale per una politica dove la pena di morte sia solo un brutto ricordo, come lo fù la schiavitù, dove le razze e i colori della pelle siano un po un arcobaleno di armonia e non un distinguo da odiare. Una marcia che mette le basi per una nuova “Poor people’s campaign” come quella del 1968 di Martin Luther King, che si concluse con la sua morte per assassinio. Quella campagna, nel 1968, aveva cercato di sensibilizzare il Congresso ad approvare una legge sui diritti economici che comprendesse il reddito garantito, case popolari e finanziamenti per le comunità più povere.

Queste battaglie già si facevano cinquant’anni fa. Ora è piu ambiziosa, vuole unire gli i diversi gruppi di emarginati in una causa comune, superando le differenze di genere, di colore e di etnia. “Dobbiamo ricordarci che il movimento per i diritti civile non si è esaurito da solo, il movimento è stato ucciso assassinando il suo leader, ma è stato ucciso anche dalle divisioni. Per questo dobbiamo unirci, per affrontare i mali del razzismo, del militarismo, della povertà, della devastazione dell’ambiente e della emarginazione.”

di Claudio Caldarelli

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