Decoro urbano: la lotta ai senza fissa dimora

Decoro urbano è soltanto un fatto estetico o è anche un concetto morale? Con il termine decorum i latini indicavano “ciò che si addice, che è dignitoso, che conviene”. Il riferimento dunque è alla bellezza  ma anche alla dignità dello spazio urbano,  all’uso conveniente dello spazio collettivo. Una responsabilità politica che le amministrazioni comunali si assumono per mandato.

Come considerare, allora, la lotta ai senza fissa dimora che in nome del decoro urbano spinge alcune amministrazioni ad azioni brutali contro coloro che si trovano in condizioni di estrema povertà, che vivono un forte disagio fisico e psichico, che non hanno un tetto sulla testa e cercano riparo dal freddo della notte negli spazi cittadini?  

A Vicenza, secondo quando riportato dalla associazione Welcome Refuggees attraverso la loro pagina fb, i netturbini hanno letteralmente annaffiato i senza fissa dimora con getti di acqua e i vigili urbani hanno rincarato la dose elevandogli multe per aver violato il coprifuoco. Il ricordo corre alle marce della morte verso i campi di concentramento dove, tra le innumerevoli atrocità testimoniate e documentate, c’era anche quella di bagnare con getti d’acqua gelata i prigionieri che camminavano scalzi nella neve. Molti  morivano in piedi, mentre l’acqua si trasformava in ghiaccio. Ma anche altre città italiane stanno balzando alla cronaca per l’ostinata lotta ai senza tetto.

A Roma,  in via Pascarella, zona Trastevere, una testimone oculare ha riferito  di aver assistito all’arrivo di una pattuglia di vigili urbani e di averli visti allontanare i  clochard gettando via le loro coperte e i pochi averi. Successivamente l’AMA, il servizio di nettezza urbana, ha provveduto a smaltire quei “rifiuti” senza considerare che  invece erano le poche cose, gli unici giacigli, con cui quelle persone potevano sperare di superare un’altra notte al freddo. Ed è così che l’mergenza freddo si confonde e soccombe in nome di un decoro urbano che non tiene conto delle decine di morti tra i senza tetto a causa delle bassissime temperature. 

Continuano a chiamarla “emergenza ”, come se l’inverno fosse un evento inaspettato. Lo chiamano decoro urbano, come se fosse dignitoso, conveniente e adatto allontanare, rendere invisibili, lasciare   al freddo le persone in stato di bisogno. Quanto appare indecorosa la sola idea che si possa anche morire di freddo ma senza farsi vedere? Ovvero, senza che ciò avvenga nelle strade del centro, sotto i portici di una chiesa o sulle scale di un palazzo comunale? La vera emergenza sembra essere l’incapacità di evitare quelle morti e il vero decoro sarebbe trovare soluzioni dignitose, convenienti, adatte  anziché perpetrare l’ostinato rifiuto di affrontare e risolvere la povertà e  farsi carico dei  disagi  di chi vive per strada.

di Nicoletta Iommi