Mariam uccisa dalle bulle. Ennesima vittima dell’odio

Storie di vittime e di bulli. Storie di persecuzioni e di prevaricazioni. Una piaga che prende sempre più piede tra i giovani. Una piaga che ha conosciuto bene Mariam, che ha avuto a che fare con le bulle, le cui ripetute umiliazioni e violenze le hanno rovinato la vita una volta per tutte. Lei ha perso la vita per colpa delle bulle.

Una storia vera che si fatica a credere sia tale. È la drammatica testimonianza della morte di una ragazza a causa di atti di bullismo. È incredibile pensare che si possa morire di bullismo, eppure spesso è così. Picchiata, derisa, ingiuriata, minacciata. Lei è diventata bersaglio di alcune ragazzine. Minacce, percosse, molestie. Commesse, però, non per mano maschile ma, stavolta, da donne, adolescenti. Una ragazza massacrata di botte senza motivo. Ci rendiamo conto di quanto sia un fenomeno mostruoso, perfino terroristico, solo quando si viene a contatto con una delle vittime dei bulli.

Le bulle, nessuno sospetterebbe mai di loro, di quelle ragazzine carine e tranquille, ma dietro quella maschera si nasconde cattiveria e furbizia. Ebbene sì, quell’aspetto da dure, da “fighette della situazione”, è una facciata. Atteggiamenti di sfida, i loro. Al contrario di quanto molti affermino, il bullismo femminile non è esente da violenza fisica. Sicuramente le prevaricazioni al femminile sono in prevalenza di stampo psicologico, ma le ragazze sanno essere molto violente, e lo fanno attraverso tirate di capelli, graffi, sputi, schiaffi, calci e spintoni. Il bullismo femminile è più sottile, quasi invisibile, ma costante e distruttivo. La bulla sa essere furba, scaltra, falsa. Le bulle e il branco si atteggiano a ragazze più grandi, fumano, bevono, si vestono da adulte, a volte indossano abiti provocanti. Le bulle sono molto violente. Hanno comportamenti antisociali al limite della legalità, se non illegali. Sono a rischio, possono finire in brutti giri; fare uso di droghe e alcool, macchiarsi di atti criminali quali furti, atti vandalici, vere e proprie aggressioni.

È molto difficile cercare di gestire la disapprovazione o cercare di capire perché non piaci agli altri quando nemmeno ti conoscono. L’inferno ebbe inizio. Mariam, 18 anni, egiziana. Vittima del bullismo. Una ragazza solare, gentile, affabile. Fare del male non era tra i suoi interessi. Non avrebbe fatto male a una mosca. Mariam, così giovane, ha voglia di crescere e di vivere. Una figlia intelligente e brillante che voleva diventare ingegnere. Aveva solo 18 anni ma idee molto chiare in testa. Aveva 18 anni, l’età dei progetti e dei sogni, amava la vita. Ma nulla da fare. Viene picchiata con cattiveria. Viene insultata. È diventata il loro giocattolo. Ma perché tanto odio? Perché così tanta violenza? Una morte senza un perché, senza una logica. Il bersaglio, lei, Mariam Moustafa, una ragazza italo-egiziana. I suoi occhi smarriti dicevano tutto. Il calvario durò per tre settimane fino alla sua morte. Non è sopravvissuta a quello strazio. Entrata in coma, non si è più ripresa.

Mariam Moustafa, 18enne italiana di origini egiziane, ma cresciuta ad Ostia è stata uccisa da un branco di bulle in Inghilterra, dove si era trasferita con la famiglia quattro anni fa, perché suo padre preferiva far completare gli studi ai figli nel Regno Unito. Mariam era stata appena accettata alla facoltà di ingegneria a Nottingham. Nottingham, la città inglese famosa per il castello, la squadra di calcio e la leggenda di Robin Hood doveva essere la sua salvezza, la realizzazione del suo sogno, è stata invece la sua fine.

La giovane è stata aggredita all’uscita di un centro commerciale. Si è imbattuta in un gruppo di “bulle”, che già in precedenza avevano infastidito lei e la sua famiglia. L’avevano già aggredita altre volte. Le bulle hanno iniziato a malmenarla fino a lasciarla a terra priva di conoscenza. Nessuno ha prestato soccorso alla ragazza, nonostante la presenza di diversi testimoni, che non hanno neanche chiamato l’ambulanza o la Polizia. Mariam è rimasta a terra diverso tempo prima che i soccorsi e le forze dell’ordine arrivassero.

La ragazza è stata visitata dopo una lunga attesa e dimessa dopo alcune ore. Errore compiuto dall’ospedale, perché durante la notte seguente è peggiorata e al mattino i familiari l’hanno trovata in fin di vita. È entrata in coma e non si è più svegliata, morendo dopo alcuni giorni. Mostrava segni evidenti di percosse al viso e al corpo. I medici non si erano accorti che nel corso dell’aggressione la giovane aveva riportato un’emorragia cerebrale, una devastante emorragia cerebrale, rivelatasi poi fatale, fino a determinare la morte della 18enne vittima della violenza del branco.

Mariam era già stata vittima di aggressione da parte dello stesso gruppo, che la scorsa estate le avevano provocato la frattura di una gamba ed anche sua sorella più piccola, Mallak, di 15 anni, era stata picchiata. I mesi passano. La situazione peggiora.

Ragazze violente, senza timore delle autorità che hanno vessato una ragazza e la sua famiglia, arrivando anche a tirare uova marce contro il portone di casa dei Moustafa. Mariam non sarebbe mai voluta partire da Roma, città dov’era cresciuta e che amava, ma suo padre aveva preferito far studiare i tre figli nelle scuole inglesi. La spiaggia di Ostia non l’aveva mai dimenticata. Postava con frequenza sui social immagini del lungomare dove era cresciuta. A malincuore era stata costretta a lasciare quel mare. Era il 2014. E si era trasferita dai parenti a Nottingham, in Inghilterra, per studiare ingegneria. Penso a quanto sia stato difficile il trasferimento. Nuova casa, nuova città, nuova lingua. Un cambiamento radicale.

Un futuro stroncato lo scorso 20 febbraio, poco dopo aver saputo di essere stata ammessa al college. Mariam è stata massacrata di botte da una baby gang composta da una decina di coetanee fuori dal Victoria Centre, in Parliament Street. Erano le otto di sera. Sola, accerchiata da una baby gang di dieci bulle. Così è stata pestata a morte una studentessa nata e cresciuta a Ostia e recentemente partita per Nottingham, in Gran Bretagna, per seguire la famiglia di origine egiziana e frequentare l’università. Il corpo della 18enne è rimasto a terra inerme, nonostante la presenza di numerose persone e testimoni. Solo dopo sono state allertate le autorità, che hanno chiamato i soccorsi e trasportato la giovane al Queen’s Medical Centre. Subito i familiari della giovane hanno collegato che l’assalto sia stato motivato dall’odio, l’aggressione di chiara matrice razzista. Circa tre settimane fa, ebbe inizio un incubo terminato nel peggiore dei modi nei giorni scorsi con la sua morte.

Mariam Moustafa è entrata in coma il 20 febbraio, giorno del violento pestaggio, ed è morta a quasi un mese di distanza. Mariam, ragazza italiana di origini egiziane, è morta mercoledì 14 marzo, dopo tre settimane di coma. Aveva solo 18 anni. Avrebbe potuto essere felice, gli anni a seguire sarebbero stati anni di conquiste e soddisfazioni personali, un futuro roseo. Avrebbe potuto essere salva e non più vittima del bullismo. Avrebbe potuto riprendere la sua vita. L’hanno voluta sotterrare, annientare. Lei, la sua storia e la sua triste fine. Quando? Quando finirà tutto questo?

Ad oggi sono ancora ignote le cause di quella assurda aggressione alla 18enne: inizialmente si era ipotizzato un atto motivato dalla razza ma non si era escluso neppure lo scambio di persona.

La vera forza non viene dalla violenza ma dal rispetto del prossimo uguale o diverso che sia da noi. Il bullismo è la vera debolezza. Il bullismo può essere fermato. Voi cosa ne pensate? Vincere il bullismo è possibile.

Mariam, ennesima vittima dell’odio. Enorme la costernazione e il dolore.

di Maria De Laurentiis