Governopoly

Tra poco saranno due mesi pieni senza esecutivo e ancora non c’è la più lontana parvenza di un accordo tra le parti, il che non esclude che Mattarella possa pensare a un Governo tecnico per rompere l’impasse. Certo, rispetto agli 82 giorni di Amato nel 1992 (record attuale), abbiamo ancora buoni margini di speranza ma vien subito da abbandonarla, dando un’occhiata al panorama politico.

Salvini ha una voglia matta di fare il Governo con chiunque ma deve portarsi per forza dietro il fardello del nonno rimbambito e la cosa gli sta creando non pochi imbarazzi. Silvio Berlusconi, infatti, è totalmente allo sbando, non controlla più quello che dice – se mai lo ha fatto – e riesce a proferire sempre le dichiarazioni sbagliate al momento sbagliato. Ultima quella concepita nell’Anniversario della Liberazione dal Fascismo, quando ha detto che davanti ai grillini la gente si sente come gli ebrei davanti a Hitler. Un vero campione di  sensibilità umana. D’altro canto, l’amore tra i due sembra davvero indissolubile, per quanto Sallusti abbia dichiarato di non aver alcun dossier pronto su Salvini (sugli altri sì, ndr) e quindi nulla con cui ricattarlo. E Sallusti è una persona sincera. Le ultime effusioni tra Di Maio e Martina, però, hanno messo in allarme il leader leghista al punto da costringerlo a tirar fuori altri sbarchi di clandestini – che magicamente erano finiti durante il periodo di trattativa con lui – per far capire all’Italia quanto sia importante che lui possa governare, per mettere fine a questa invasione. Almeno su Twitter.

Il leader dei 5 Stelle è quello che fa più tenerezza di tutti, costretto a miracoli funambolici per far quadrare il cerchio di fronte all’elettorato. A dispetto degli svarioni a cui ci ha abituato, Giggino sembra avere una grandissima padronanza dell’italiano. Dopo aver promesso e spergiurato che mai si sarebbe alleato col PD, ecco che adesso trasforma l’alleanza con lo stesso, in un contratto di governo e i pidioti mafiosi diventano per miracolo il primo interlocutore. Lui aveva detto che non avrebbe fatto alleanze ma non ha mai parlato di accordi, né aveva detto che anche se uno è pidiota non possa anche essere un interlocutore. Un po’ come il marito che cornifica la moglie ma quando quella gli chiede “mi hai tradito con una donna?” risponde sereno “no”, perché in effetti le donne erano due. Sincero ma non del tutto onesto, così quando accusa Berlusconi di conflitto d’interessi, stando in un partito che appartiene ad una Srl a cui fanno capo svariati siti di informazione.

Il PD, d’altra parte, ha il suo bel da fare a compensare le sue di contraddizioni interne. Da un lato c’è Calenda che si è iscritto al solo scopo di intimare di uscire in caso di alleanze col M5S, e ogni due tre tira fuori la tessera minacciando di stracciarla. Nel frattempo, Renzi posta su Facebook foto di Firenze sull’Arno, fingendo quasi di averla mollata davvero la politica, mentre alle spalle distrugge il consenso di Martina con gazebi in cui fa sondaggi per minare le trattative dello stesso con Di Maio. Tanto per far guadagnare altri voti percentuali al partito che ha già affossato.

Martina, bontà sua, vorrebbe pure allearsi ma non può. Di Maio gli piace, hanno lo stesso interesse – quello verso la poltrona – e sanno benissimo di poter trovare parecchi punti in comune ma pare fin troppo evidente che questo matrimonio non s’abbia da fare per via di interessi interni contrastanti e di un’insormontabile incompatibilità di fondo.

Le fazioni di elettori, sembrano fatte di ultrà pronti a scannarsi per il gusto di farlo. Anche per loro, valgono squisite sfumature semantiche che distinguono un patto da un accordo o da un’alleanza, così che agli occhi dei piddini il Patto del Nazareno con un pregiudicato erano accettabili, mentre non si può accettare di allearsi con i pentastellati. A loro volta, questi ultimi, sono disposti a scendere a patti con un partito il cui leader propone la pulizia etnica a mezzo ruspa e deve 48 milioni di euro allo Stato ma non vogliono Berlusconi perché è disonesto. La base grillina urla a gran voce il suo amore verso la Lega, rivelando una natura fascista e retrograda (di cui sempre sono stati accusati, del resto) e accoglie tiepidamente le avances di Di Maio al PD, complice l’intervento di Rocco Casalino (responsabile della comunicazione già laureato al Grande Fratello) che ha imposto una revisione dei contenuti abolendo termini come pidioti, mafiosi e altri simili sui quali il M5S ha costruito il suo consenso e che tutti, compresa la sboccata Paola Taverna, si stanno rificcando in gola, fingendo di non averli mai proferiti.

Sembra una partita a Shangai tra ubriachi.

di Marco Camillieri

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