Storia di un sorriso vero spento a Casal di Principe

C’è una scena del film Nato a Casal di Principe che spiega molte cose del rapporto tra cinema e realtà esistenziale di Amedeo Letizia. Alla fine di un provino il regista che lo inquadra in primo piano gli chiede un sorriso. Il ragazzo ne abbozza uno. Il regista insiste: “Intendo un bel sorriso, uno vero”. Ecco quel veronon gli è più possibile. Lo dice al regista e da quel momento rinuncia per sempre alla sua carriera di attore. Eppure Amedeo Letizia era stato uno degli interpreti di punta della celebre serie TV degli anni ’90 I ragazzi del muretto, nel ruolo di Gigi, partecipando anche ad altre realizzazione cinematografiche, televisive e teatrali. Cosa è successo ad Amedeo? Nel 1989 a Villa Briano, nei pressi di Casal di Principe, rapiscono suo fratello Paolo. Il giovane ha solo 21 anni e da quel momento non si riesce ad avere più alcuna traccia o notizia su di lui. Era rimasto coinvolto in una rapina e in altri giri illegali di un clan camorristico locale, facendo forse uno sgarro a quello avverso.

Amedeo torna da Roma nella sua città natale, dove vive e lavora la sua famiglia, e cerca, cerca disperatamente il fratello. Lo cerca girando per la cittadina con il fucile in spalla. È determinato a trovarlo, a salvarlo, così come è deciso ad affermarsi come attore. Il muro del silenzio, dell’omertà, della paura e della sottomissione di un’intera popolazione alla legge della camorra è però inscalfibile. Per gli inquirenti il caso viene archiviato dopo neanche un anno dall’apertura delle indagini. Così, all’improvviso – nonostante i promettenti successi artistici – il sorriso di Amedeo si spegne, insieme al suo sogno di attore.

Tutto questo Amedeo Letizia lo ha raccontato nel libro scritto insieme a Paola Zanuttini Nato a Casal di Principe, Una storia in sospeso, edito da Minimun Fax nel 2012. La spinta gli viene dal libro Gomorradi Roberto Saviano. Capisce che la sua storia si può, anzi si deve raccontare, perché già questo significa infrangere la quiete del silenzio e del terrore. Poi, cinque anni dopo, anche lui fa un film dallo stesso titolo del libro. Film presentato all’ultima Mostra di Venezia e che proprio in questi giorni esce nelle sale cinematografiche italiane. Sì, perché Amedeo Letizia il cinema non lo ha abbandonato, ma da attore senza più sorriso veroè diventato produttore con molte idee e capacità, e questo film lo ha voluto girare proprio a Casal di Principe, nelle sue strade, davanti agli occhi dei mandanti ed esecutori della sparizione di Paolo. Il fucile in spalla pronto a sparare e a dare il via a una spirale di sangue senza fine lo ha sostituito con la macchina da presa e un’intera troupe cinematografica.

La regia è affidata a Bruno Oliviero, il ruolo del giovane Amedeo ad Alessio Lapice, quello di sua madre e di suo padre a Donatella Finocchiaro e Massimiliano Gallo. La casa e la piccola azienda in cui sono state girate molte scene sono veramente quelle della sua famiglia. Ne è venuto fuori un film avvincente e convincente, dal punto di vista narrativo e stilistico, che attira sempre più l’attenzione favorevole della critica, in attesa di quella certa del pubblico.

Sia il libro, sia le riprese del film sullo stesso luogo del delitto un effetto lo hanno ottenuto. Al caso riaperto dalla magistratura, sono seguite poi le confessioni di un pentito, che hanno fatto luce sul rapimento e l’assassinio di Paolo Letizia, anche se il suo corpo non è mai stato ritrovato. Un film che riscatta non solo quello ma tutti i ragazzi nati a Casal di Principe, vissuti nel mito devastante della prepotente impunità camorristica. Anche se nello sguardo sorridente di Amedeo Letizia rimane un velo incancellabile di tristezza, pure una luce suadente affiora sulle sue labbra, soprattutto quando parla al pubblico che ha appena finito di vedere il film di una giovinezza che cerca di dare attraverso l’arte un senso che la vita le ha negato.

di Riccardo Tavani

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