VICUS ORCHIANUS

Vitorchiano è stato edificato su grandi massi di peperino incastonato tra i monti Cimini e la valle del Vezza. A nord est di Viterbo a 285 metri sul livello del mare. le sue mura sono protette da profondi burroni. È un paese etrusco. Ancora oggi la fisionomia dei suoi abitanti ci ricorda gli antichi guerrieri. Le numerose tombe a fossa e le grotte disseminate nei dintorni ed il suo nome che deriva da Vicus Orchiaunus lo catalogano come colonia dell’attuale Norchia. Un paese scuro nei suoi vicoli e nelle sue stradine interne. Il peperino è la priora con cui è stato costruito il paese. Le sue mura, le sue torri e le sue abitazioni sono tutte in peperino, ancora più scuro dopo centinaia di anni di esposizione ai venti alle piogge al sole e alle nevi. Un paese che ti racconta la sua storia mentre attraversi i suoi meandri che conducono tutti allo stesso luogo.

Una pietra che parla. Una pietra che comunica la sua origine. L’odore del pane e della pizza che esce dal forno antico, rendono ancora più invitante il passeggiare in questo borgo. E la gente che ti guarda e ti invita. E la gente che ti racconta ha lo stesso colore del peperino muschiato. Il tempo è fermo al tempo degli etruschi, quando Vitorchiano era un centro di notevole importanza. E poi in epoca romana quando con una fitta rete di strade secondarie congiunse il paese a Viterbo e a Roma. Tratti di strade ben conservate che emergono nella campagna circostante. In Etruria durante le penetrazioni militari condotte dal console romano Quinto Fabio Rulliano, nel IV a.C., Vitorchiano fu strappato agli etruschi. I romani fortificarono il paese edificando le cinte murarie e le torri di avvistamento. Dopo la caduta dell’impero romano, iniziarono le invasioni dei barbari che conquistarono il territorio. Vitorchiano rivestiva una importanza strategica per il controllo dei commerci e per il mantenimento della presenza militare dei longobardi che qui si insediarono nel 757 d.C. Desiderio ultimo re dei Longo- bardi rafforzò le mura e fortificò la parte meno protetta della “Tuscia Longobardum” per proteggere meglio gli abitanti dalle razzie e dagli attacchi.

Quando Carlo Magno donò la Tuscia al Papa, Vitorchiano ritornò sotto il dominio di Roma. Intorno all’XI sec. l’espansione di Viterbo ne inglobò i territori facendo diventare questo paese una pertinenza della città dei Papi. Ancora oggi a Vitorchiano si ricorda la storia di mille anni fa. Se ne parla con un po’ di campanilismo e con una punta di orgoglio. Di quando nel 1172 le milizie di Vitorchiano insieme a quelle di Viterbo Vinsero, la battaglia, distruggendo la città di Ferento, espandendo ancora di più la propria influenza. La divisione delle terre e dei beni della città distrutta crearono liti furibonde tra i due alleati. Nel 1199 Vitorchiano si dichiarò libera da ogni obbligo con Viterbo, scatenando una reazione militare. “Vicus Orchianus” fu assediata.

La resistenza dei vitorchianesi è ancora oggi ricordata in ogni occasione. Nel 1201, Vitorchiano venne liberata dall’assedio con l’aiuto di Roma, divenendone feudo. I Viterbesi da sempre in contrasto con questo piccolo centro nel 1232 lo assalirono di nuovo. Se ne impadronirono razziandolo e di- struggendo le parti più belle del paese. Stanchi e provati dalle continue guerre i vitorchianesi fortificarono con nuove mura la città rendendola inespugnabile. La politica di Roma e di Viterbo avevano entrambi bisogno di questo borgo per il controllo di questa parte dell’alto.

Prima di essere di nuovo attaccati gli abitanti, fecero un atto solenne e formale di sottomissione a Roma e per questo venne nominata terra fedelissima all’Urbe traendo enormi vantaggi fiscali e privilegi mai goduti. Si aggiunse così allo stemma la sigla S.P.Q.R. e poterono utilizzare la Lupa Capitolina e il motto Sum Vitorclanum castrum membrunque romanum, cioè Vitorchiano castello è parte di Roma. Il privilegio più importante è stato quello di fornire gli uomini per la guardia capitolina, chiamati Fedeli di Vitorchiano. Un privilegio questo tramandato fino ai nostri giorni.

Si possono ammirare i costumi della guardia del Campidoglio, disegnati da Michelangelo Buonarroti, nelle manifestazioni ufficiali del Comune di Roma e indossati anche dai Vitorchianesi. Un borgo carico di storia di tradizioni e di cucina più che millenaria. I prodotti tipici olio, pane, nocciole, castagne, miele invitano al soggiorno e all’assaggio nei ristoranti e nelle trattorie tipiche dei vicoli.

di Fabio Scatolini