Splendori e miserie di Russia 2018 – Parte 3

La Fifa ha bandito, nelle ultime due partite rimaste, le inquadrature sexy sulle donne tifose. Ci sono volute oltre 60 partite per arrivare ad una decisione che, comunque, ha scatenato critiche, applausi e distinguo. In un mondiale però dove il sessismo l’ha fatto da padrone (dal manuale della Federazione di Calcio Argentina su come rimorchiare le russe alle inviate importunate da tifosi di mezzo mondo) la nota diversa non per forza è stonata. Anzi, è una nota dolce e leggera, come la voce di Isabelly Morais, prima donna a raccontare un gol mondiale in diretta per la televisione brasiliana. Russia-Arabia Saudita, 5-0, prima marcatura di Gazinsky. “Una cosa totalmente nuova, una voce femminile che entra nelle case dei tifosi. Per fortuna ho ricevuto tanti commenti positivi”. Al suo esordio, su Radio Inconfidencia, per una partita di seconda divisione, erano invece piovuti insulti. Una donna che parla di calcio? Impossibile. “Il lavoro degli uomini viene valutato per la qualità, mentre la gente mi critica semplicemente perché sono una donna. Ma più lo fanno, più mi spingono a migliorarmi e ad andare avanti. La cultura sta cambiando, sarà sempre più normale sentire giornaliste raccontare le partite”.

Avevamo raccontato, nella puntata precedente, gli intrecci politici tra Svizzera, Albania e Serbia, venuti a galla con l’esultanza di Shaqiri e Xhaqa. Al termine del quarto di finale tra Croazia e Russia le fitte trame di calcio e politica hanno riconquistato le prime pagine. Protagonista Domadoj Vida, autore del momentaneo 2-1 nel primo tempo supplementare per la Croazia, nazionale che ha eliminato la Russia e poi l’Inghilterra. Il difensore ha lanciato sui suoi social un video in cui dedicava la vittoria alla nazione in cui ha giocato, gridando “Gloria all’Ucraina!”. Un coro finito subito sotto la lente d’ingrandimento. Il saluto è effettivamente usato prima della Seconda Guerra Mondiale, poi dai collaboratori nazisti e soprattutto dal gruppo paramilitare nazionalista dell’Ucraina Insorgente. Allo stesso tempo era usato dai partigiani ucraini, diventando motto patriottico degli ucraini filoeuropei, dal Pravy Sektor agli studenti di Leopoli. In quale senso l’ha pronunciato Vida? Forse ci è utile un altro video, quello del post vittoria con l’Argentina, in cui i calciatori croati cantavano “Bojna Cavoglave”, inno degli Ustascia, partito di estrema destra crociato.

Intanto in Italia, soprattutto a Torino, sono impazziti per l’affare del secolo: Cristiano Ronaldo arriva alla Juventus per 100 milioni di euro e un contratto quadriennale a 30 milioni. L’ultimo a fermarlo però è stato un pastore. Ed è una delle storie più belle di Russia 2018. Alireza Beiranvand è il portiere dell’Iran che ha parato, in diretta Mondiale, un rigore al calciatore più forte del mondo. Beiranvand ha un rinvio di oltre 70 metri, perchè quando portava a pascolare le pecore della sua famiglia, sulle montagne di Sarabias, mentre le guardava brucare giocava a Dal Paran, un gioco popolare iraniano che consiste nel lanciare pietre a grande distanza. L’altro gioco del giovane Alireza è il calcio: ” A mio padre però non piaceva e mi ha chiesto di lavorare. Mi ha anche strappato i vestiti e i guanti e ho dovuto giocare a mani nude diverse volte”. Allora il giovane portiere decide di scappare. Prende un autobus e arriva a Teheran, inizia ad allenarsi con una piccola squadra locale, ma non ha un posto dove dormire: “Ho dormito vicino alla porta della sede del club e quando mi sono alzato la mattina ho notato le monete che la gente mi aveva lasciato. Avevano pensato che fossi un mendicante! Bè almeno ho potuto fare una buonissima colazione per la prima volta dopo tanto tempo”. Oggi è alto 1.92 e già all’epoca era il più grande dei suoi coetanei. L’altezza lo aiutava in porta, a coprirla tutta, ma soprattutto lo aiuta a trovare lavoro: è in un autolavaggio, l’unico a poter lavare i SUV fino sul tettuccio. Dieci anni dopo gioca con i campioni del Persepolis e ha parato un rigore, al Mondiale, a Cristiano Ronaldo. Non avrà un contratto da 30 milioni, ma siamo sicuri che il suo sogno l’abbia realizzato.

di Lamberto Rinaldi

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