Il filosofo e il canaro

Chi è il filosofo, chi è il canaro e perché insieme? Il primo è Massimo Cacciari. Tutti lo tele-conoscono, internet-ammirano, social-detestano. Irruente, furioso, spocchioso, lucido, perforante, acido, spietato. Abbraccia, ma soprattutto fulmina con un solo sguardo attualità e storicità, cronaca e critica del potere, dagli abissi magmatici epidermici ai vertici analitici del pensiero; dalla commedia della politique politiciennealla cupa tragicità greco-shakespeariana della follia. Liminare,lagunatico, venexiano par exellence. Carriera politica da militante extraparlamentare a parlamentare anche europeo, a sindaco della sua città. Carriera accademica onusta di studi, libri, cattedre, prestigiose cariche accademiche, lectio magistralis e conferenze sempre affollate e sospese al suo eloquio oltrepassante. Tante cose ancora da dire su di lui, ma meglio fermarsi qui, altrimenti il secondo personaggio se ne va prima di arrivare a lui. Solo da aggiungere che è il filosofo del momento, per l’appello-manifesto politico lanciato in vista delle prossime elezione europee.

Chi è dunque il nostro canaro? Sì, diciamo nostro, perché il canaro è oggi in ognuno di noi, persino in Max Cacciari, per quanto lui possa forsennatamente negarlo. Il famigerato personaggio della cronaca nera capitolina Pietro De Negri, detto Ercanaro della Magliana, nel 1988 eliminò l’ex pugile Giancarlo Ricci, in una maniera tale che il solo racconto fa ancora rabbrividire per la sua efferatezza.  Ben due film sono usciti su di lui quest’anno. Quello d’arte di Matteo Garrone, Dogman, e quello – più di genere noir – di Sergio Stivaletti, Rabbia Furiosa, Er Canaro. Nel film di Garrone, la faccia del Canaro – premiata a Cannes quale migliore interpretazione maschile – è quella mite, dolce, triste-gioiosa, sagace nel lavoro e negli affetti paterni di Marcello Fonte. Eccolo, è proprio lui er canaro nostro, gajardo e tosto. Nostro, in noi, nella nostra pelle e pensieri. Insieme a lui abbiamo subito tutte le angherie, le ruberie, le paure, i soprusi, i supplizi, le crudeltà amministrative, i furti con destrezza e scasso fiscali, anche ai terremotati, le ipocrisie, le ingiustizie, le giravolte, le mani in tasca, le mani in alto, le siringate, le sniffate di drogati, cocainomani del potere, del malgoverno, della malasanità, della corruzione, della mafia ormai in scala 1 su tutta la carta geografica italiana. Diciamo carta, perché il territorio reale è stato depredato e ridotto – come canta Pino Daniele – a ‘na carta sporca, e nisciuno se n’emporta. Potremmo aggiungere tante cose ancora alle sevizie civiche subite darcanaro in noi, ma ci fermiamo qui, perché non vorremmo che anche il filosofo chiamasse il regista Garrone per riscrivere con più cruda efficacia l’appello-manifesto che ha firmato insieme ad altre grandi figure dell’arte e della cultura italiana.

L’Italia faccia mite di Marcello, dopo aver dato fiducia a tutti, da Berlusconi, a Prodi, a Renzi, all’Europa, e dopo aver visto ripagata tale generosità, con la cattività di una condizione non solo economica ma esistenziale, culturale, ambientale, generazionale sempre più schifosa e inflittiva, non ce l’ha fatta più. Senza più rappresentanza reale, con un crollo verticale della politica, della democrazia, dell’informazione, l’Italia s’è arivortata stravorta ner fattaccio bruto de la Majana.

Si è ritrovata e rivoltata – da nazione più europeista dell’intero continente – in idrofoba sovranista. Da ponte di mare aperto, in muso con scogli aguzzi e denti ringhianti. Spara dalle strade, dalle finestre, dai terrazzi, con mazze, fucili, pistole contro faccette nere, stracci rom, strascinati nei campi di pomodori. 200 casi di aggressione a sfondo razziale dall’inizio dell’anno, e ogni giorno il numeratore sale. Spara dai social-media. La Terza Edizione Mappa Intolleranza Vox Diritti riporta i seguenti incrementi di attacchi via tweet dal 2016 a 2018 in Italia: agli ebrei da 6.700 a 15.400; ai migranti da 38.000 a 73.390; ai mussulmani: da 22.435 a 64.934. Non sono comprese le statistiche degli attacchi a buonisti, antirazzisti, radical chic, antifascisti, intellettuali con attico. Questi saranno i prossimi soggetti degli attacchi fisici e armati in forma di gogliardate. E il termine ‘razzismo’ da offesa, ingiuria etica e politica sarà direttamente, apertamente rivendicato come programma di governo.

Cacciari ha dunque più di mille ragioni a lanciare un appello che è anche un grido, perché in lui è il culmine del pensiero, della coscienza della nostra civiltà ad avvertire una nuova rovina incombente. Quando scrive: “L’Europa è sull’orlo di una drammatica disgregazione, alla quale l’Italia sta dando un pesante contributo, contrario ai suoi stessi interessi”, nessuno dovrebbe dimenticare che questo è già accaduto lo scorso secolo. Il fascismo istrionico, buffonesco in orbace e stivaloni di Mussolini ha contagiato presto tutta l’Europa, trascinandola in una spaventosa voragine di sterminio, orrore razzista e distruzione bellica. E anche la pratica proprietaria della sfera politica, con il suo potere mediatico e corruttivo, la sua egomania parossistica, ha fatto presto scuola in tutto il mondo, tanto che l’elezione di Trump in America non sarebbe stata neanche immaginabile senza l’esempio ventennale offerto da Berlusconi in Italia.

 In una intervista di pochi giorni dopo al Fatto Quotidiano, Cacciari ha precisato che l’appello intende, realisticamente, rivolgersi all’area elettorale del Pd, per favorire una profonda discontinuità della sua politica e della sua classe dirigente. Certo, ma nel frattempo i buoi sono usciti dalla stalla, i canari dalle toilette e si sono messi a sparare, ad aggredire materialmente e virtualmente. Come fai rientrare nel tubetto il dentifricio per canini uscito completamente fuori?

 Scrivono Cacciari e gli altri estensori dell’allarme: “In Italia esiste ancora un ampio spettro di opinione pubblica, di interessi sociali, di aree culturali disponibile a discutere questi problemi e a prendere iniziative ormai necessarie”. Lo spettro nel senso di raggio, di ventaglio rischia però seriamente di manifestarsi solo quale ombra, fantasma, ectoplasma. Non c’è solo da prescrivere e somministrare ricostituenti per un’area di elettori depressi, disillusi, isterizzati, biascicanti, ex pugili suonati, ma di tentare di riportare a casa Lassie con il suo gentile e geniale toilettatore di una volta, Er Canaro. Er Canaro sopra e sotto la nostra pelle.

Comitati di Lotta contro il Razzismo e il Sovranismo. Questo è il compito del momento, e non ci sono aree privilegiate cui rivolgersi – realisticamente. Se il pericolo è incombente, imminente, in rotta di collisione con la stessa civiltà, l’unico realismo possibile è la Necessità. Compito di tutti è non limitarsi al voto, ma impegnarsi in una lotta di contrasto e proposta, di riscatto e sguardo oltre orizzonte. Non c’è da spargervi neanche tante parole attorno. Er Canaro continuerà a sparare – sopra e dentro la nostra sagoma. Fino a trascinarla, non in un’alba ma nel tramonto più livido dell’Occidente.

 

di Riccardo Tavani

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