​Global compact for migration: una sfida persa?

Durante l’incontro sui flussi di rifugiati e migranti, tenutosi il 19 settembre 2016, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione di New York per i Migranti e Rifugiati. In questa dichiarazione, tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno affermato il bisogno di un approccio inclusivo alla mobilità umana, rafforzando il sostegno reciproco a livello globale e impegnandosi a deliberare tutta una serie di misure utili a proteggere la sicurezza e la dignità di tutti gli esseri umani. Da questo primo incontro si è arrivati alla conferenza intergovernativa sulla migrazione del 10 dicembre 2018 ospitata a Marrakech, di fronte a 164 rappresentanti dei 193 membri delle Nazioni Unite. Il Global Compact stabilisce le norme generali per definire un approccio comune e condiviso alla migrazione globale in tutte le sue dimensioni. Trai i fini del Global Compact c’è quello di ostacolare tutti quegli elementi che frenano il mantenimento e lo sviluppo dei mezzi di sostentamento nei propri luoghi di origine, oltre alla limitazione dei pericoli e delle minacce alle quali i migranti sono sottoposti durante le traversate.

L’amministrazione Trump si è ritirata alla fine del 2017, dichiarando che il Patto avrebbe “indebolito il diritto sovrano degli Stati Uniti”. L’Australia e una parte di paesi dell’Europa orientale hanno rinunciato al Patto tra il 2017 e il 2018. La stessa Italia non ha partecipato all’incontro. Il Global Compact non è un trattato legalmente vincolante ed è costituito da 23 obiettivi che dovrebbero agevolare una migrazione “più sicura, ordinata e regolare”. I Paesi contrari a questa dichiarazione d’intenti hanno paura che si tratti del presupposto per riconoscere ufficialmente il diritto a migrare. Inoltre, i governi populisti dell’Europa fanno leva sul fatto che sia sleale dare maggiore supporto agli Stati che ospitano più rifugiati. Il Global Compact essendo non vincolante, fa sì che l’ONU non possa imporre alcuna politica migratoria specifica agli Stati membri, e questo ovviamente costituisce un limite del documento.

Il trattamento attuale che i migranti e i rifugiati ricevono è chiaramente insufficiente e in molti casi viola i diritti umani. C’è bisogno di una strategia condivisa a livello globale che favorisca l’accoglienza e l’inclusione; è ora di dar vita ad una gestione del fenomeno migratorio volta all’integrazione e alla tutela dei diritti umani. La cattiva gestione del fenomeno, a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, ha portato a delle vere e proprie crisi nei rapporti internazionali, e i migranti in questo contesto sono considerati minacce e non risorse.  Il Global Compact cerca di sostenere la comunità internazionale a prevenire catastrofi e disgrazie umanitarie e deve essere visto come un tassello importante alla responsabilità condivisa verso delle persone che semplicemente sono nate nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.

di Antonio Zinilli

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