Per un bilancio finalmente sociale.

Sono stanco, assolutamente stanco, del balletto di percentuali che negli ultimi giorni ha contrapposto governo italiano ed Unione Europeo e che ci sono state riproposte in maniera asfissiante dai media, come se 1,9 per cento (o 2.4 o 2,04) significassero qualcosa per la gran parte della popolazione.

Sono percentuali contrapposte a quelle che da parte dell’Unione Europea ci vengono indicate come necessarie per fronteggiare li debito pubblico dell’Italia, rispetto ad altri stati più virtuosi, come la Germania o l’Olanda.

In realtà, le cose sono un po’ diverse. Ci hanno detto che la diversità di atteggiamento verso l’Italia e la Francia da parte della UE era dovuta all’altissimo debito pubblico del nostro paese.

Eppure nel 2017 si avevano dati molto vicini, il debito italiano era  di 2256 miliardi di dollari Usa, contro i 2173 di quello francese.

Il problema vero sta nel fatto che, sempre nel 2017, i corrispondenti Pil (una misura annuale della ricchezza prodotta) erano, in miliardi di dollari, 1935 in Italia e 2500 in Francia.

Cioè, più del debito in Francia, e meno in Italia.

Quindi, con il debito pubblico in riduzione per la Francia, ed in crescita per l’Italia. Certamente cosa non gradita dai controllori di Bruxelles per l’Italia e tale da render invece loro accettabile lo sforamento previsto per il 2019 dalla Francia.

 Francamente, il contenzioso tra Italia e Unione Europea, con eventuali sanzioni, non mi sembra tuttavia il fatto più importante. Se nel bilancio italiano per il 2019, fossero state previste, accanto alle allettanti posizioni su legge Fornero e su bilancio di rappresentanza, misure strutturali importanti (anch’esse promesse elettorali) come la lotta serrata all’evasione fiscale e come un salario orario minimo di 10 Euro/ora, ecco, allora si sarebbe potuto dire che le scelte del governo erano un vero cambiamento, e positivo, rispetto al passato.

E invece:

– Avremo le retribuzioni medie (i classici 800 euro) che corrono sul mercato del lavoro inferiori al reddito di cittadinanza (di assistenza alla povertà)… Come a dire che è meglio non lavorare…

– Avremo interventi di condono, ma non avremo una lotta serrata all’evasione fiscale. In proposito, stranamente, è stata ignorata da tutti una recentissima comunicazione del ministero dell’economia e delle finanze, relativa ai primi 10 mesi del 2018,  che riporto testualmente: Le entrate tributarie derivanti dalle attività diaccertamento e controllo si sono attestate a 8.439 milioni (-963 milioni di euro, -10,2%) di cui: 4.187 milioni di euro (-1.127 milioni di euro, -21,2%) sono affluiti dalle imposte dirette e 4.252 milioni di euro (+164 milioni di euro, +4,0%) dalle imposte indirette”… Come a dire che si è al disotto anche  dei risultati dei governi Renzi e Gentiloni !!

– Avremo l’Iva al 15% per qualche decina di migliaia di piccole imprese e di professionisti. Vale a dire che per loro, con un reddito annuo fatturato di 60 mila euro si avrà una tassa onnicomprensiva di 9 mila euro. A fronte si avranno milioni di lavoratori e pensionati ai quali si manterrà l’attuale l’attuale trattenuta Irpef alla fonte, di circa 20 mila euro, più del doppio… Come a dire, meglio lavorare senza contratto!!

Potrei continuare, ma non ne vale la pena. Perché voglio sperare che, anche con queste ingiustizie di fondo, il bilancio progettato riesca a rilanciare l’economia nazionale senza aggravare il debito pubblico (che a maggio 2018 era già salito a 2327 miliardi di dollari). Sarebbe finalmente, dopo tanti anni di economia vissuta senza attenzioni, anzi, nello spreco, una speranza da dare alle generazioni future.

Tutto questo, sia chiaro, prescinde da considerazioni sul bilancio sociale della  economia nazionale, come del resto quella dell’Unione Europea.

Perché in ogni caso si tratta di economie di società di consumi, fondate sul profitto.

Perché la crescita, anche nella Germania leader, ha sempre avuto il segno dei ricchi più ricchi e dei poveri più poveri.

Perché non si sono mai avuti momenti in cui si sia attuato un minimo di ridistribuzione della ricchezza prodotta.

Perché anche la chiesa cattolica, dopo secoli di connivenze con le strutture del potere, sembra finalmente orientata per una richiesta di una umanità più giusta, più solidale. Riporto le parole del card. Bassetti, parole che nella C.E.I.(Conferenza Episcopale Italiana) non si erano mai sentite:…“È auspicabile un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica. Ma è un impegno che spetta senza dubbio ai laici. Laici che, però, non solo devono essere adeguatamente formati nella fede, ma sono chiamati ad assumere come bussola dei loro comportamenti quella «visione martiriale» della politica evocata da papa Francesco. La politica per i cristiani non è il luogo per fare soldi o per avere il potere. È all’opposto il luogo del servizio, di chi non si lascia corrompere e del «martirio quotidiano»”

Ecco, ci sono fermenti in tanti posti, in tante persone di buona volontà, donne ed uomini della terra, verso una società che sia di tutti: che finalmente non guardi ai migranti, agli invisibili, agli sfruttati di sempre come a degli uguali, ma che li riconosca come uguali: con pari dignità, con pari diritti di amore, di aspirazione alla felicità.-

di Carlo Faloci