Tutta colpa del cortisone

Claudio Caldarelli

Non sono andato all’ultimo spettacolo di Dario Fo, ma dovevo andarci,con Martina, una nostra redattrice che aveva tanto insistito perché ci andassimo. A giugno, lo spettacolo è stato rinviato per problemi di salute di Dario, che poi è riuscito a salire sul palco il primo agosto. Il suo ultimo spettacolo all’Auditorium di Roma. Un rimpianto enorme, non aver accettato la proposta di Martina, che mi porterò dentro per i prossimi anni.
“Mio padre è, come si dice, morto. All’inizio di luglio i medici avevano dato come imminente la sua morte. Nonostante questo, il primo agosto è riuscito a recitare a Roma, di fronte a tremila persone. Aveva un problema ai polmoni ma è riuscito a concludere lo spettacolo cantando. Io e i compagni intorno a lui, che sapevamo delle sue condizioni, lo guardavamo allibiti…” così Iacopo Fo racconta la morte di suo padre, aggiungendo che l’ultima risata, nel letto d’ospedale, gliel’ha strappata Beppe Grillo. “Ancora ieri mattina è riuscito a riprendersi e a scambiare qualche parola con Beppe Grillo che è corso al suo capezzale, e gli ha raccontato cosa sta facendo. Dario con la maschera dell’ossigeno sul viso, non aveva ancora mollato: bisogna tenere duro! Bisogna andare avanti! Beppe è riuscito a farlo ridere. E’ stata la sua ultima risata. Di cuore”.
Dario voleva dipingere le sue allucinazioni, quelle che gli procuravano i farmaci, e ci scherzava su racconta Jacopo:”…addirittura è riuscito a trasformare le allucinazioni causate dai farmaci in un’occasione di ricerca, curioso come è sempre stato, incapace di smettere di essere vivo e appassionato…è riuscito a tenere un concione di un’ora e mezza raccontando, affascinato, quel che vedeva e l’idea di dipingere le sue visioni”.
…e anche se non ci siamo andati al suo ultimo spettacolo, pubblichiamo il prologo inedito di “Mistero buffo” andato in scena all’Auditorium il primo agosto 2016.
Dario Fo:” Voi non avete idea della gioia che provo per essere tornato a Roma a recitare in un teatro straordinario come questo, in una cavea con questa possente geometria. Ma devo pur aggiungere che sono rimasto più di un mese costretto a lottare con i miei bronchi e le mie corde vocali. Non riuscivo a sortire dall’afonia che mi aveva spietatamente coplito. Pur di risolvere il problema ho dovuto accettare di rischiare duro, ingoiando medicamenti efficaci ma piuttosto pericolosi, come il famigerato cortisone, che a detta di ognuno presenta grandi risorse ma porta con sé una pessima fama. Sia chiaro, non sono un eroe ma voglio assolutamente campare ancora un po’. Appena assunto il farmaco ho provato immediatamente la goiia di risentire la mia voce riprender tono ma, nello stesso tempo, ecco il rovescio dell’effetto: il medico mi aveva preavvertito che questo farmaco produce una notevole euforia e voglia di strafare e io non potevo essere da meno. Infatti di lì a poco mi sorpresi a descrivere i miei programmi agli amici vantando valori e risultati completamente inventati.
Mi sono ritrovato a muovermi con un’agilità che ormai da tempo non posseggo più. Scoprendomi poi appresso a sbonfare come una cornamusa scoppiata. Ma la mia positività non calava di un millimetro, esibivo un ottimismo paradossale. Commentavo le infamie di certi politici e banchieri con giudizi assolutamente esaltanti. Questo succedeva a proposito della Banca Etruria insieme a quattro consorelle, in cui i risparmiatori venivano letteralmente derubati dei loro depositi. Per di più il governo interveniva a salvare quelle banche il fallimento con un certo numero di milioni di euro e non spendeva un soldo per risarcire la massa di poveri cristi saccheggiati.
Questo mio piacere nell’esaltare le azioni di faccendieri spietati, l’elogio dei movimenti della peggior cricca assunta a sostegno governativo, mi aveva convinto che ormai stavo perdendo ogni senso morale a proposito dell’onestà civile e umana. La facilità con cui si continuavano a ingaggiare pluricondannati nei posti di massimo valore e per l’uso del ricatto durante gli ultimi ballottaggi per il Comune mi provocavano appresso crisi disastrose, ma eccomi illuminato all’istante: Ah! I nostri governanti non sono colpevoli di ciò che vanno orchestrando. Ora capisco la causa di tanta spietata truffalderia nel mondo della politica. La ragione è da ritrovarsi nel cortisone. Evidentemente tutti o quasi i gestori della nostra nazione, pur di sentirsi caricati di tanta potenza spietata, ingoiano ogni momento una quantità di pillole del farmaco come fossero noccioline. Di qua parte la catastrofe!
Vi prego amici che mi state ascoltando, salviamo la nostra Patria, facciamo subito una legge che vieti ogni responsabilità della gestione della cosa pubblica di inghiottire questo farmaco infame. Facciamo sortire l’Italia da questa Apocalisse. Ma veniamo allo spettacolo”.

di Claudio Caldarelli

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