Terza Repubblica … se ci sei …

L’anno 2018 si presentava come il continuo del precedente. Renzi e Berlusconi si erano allestita la legge elettorale, che era una naturale premessa al Nazareno 2bis, e l’ultimo sondaggio del 16 febbraio era per loro tranquillizzante al riguardo, con centro destra al 38, centro sinistra al 27 e M5Stelle al 28 per cento, ma soprattutto con FI avanti di quasi 2 punti: 16 contro 14.2% nei confronti della Lega (fatto che avrebbe affidato la gestione per il governo al pregiudicato di Arcore), con il Pd dell’ex sindaco di Firenze al 22,5%. E invece …

Invece il popolo sovrano, con il voto del 4 marzo, ha spazzato via le ambizioni di FI, affidando l’egemonia del centrodestra alla Lega di Salvini. Ed ha anche sancito per il Pd, addirittura più che dimezzato rispetto al voto delle elezioni europee, la fine di una pessima gestione, e forse della sua stessa esistenza.
E, d’altra parte, ha dato come ruolo di protagonista (come partito, non più come movimento) ai M5Stelle, con la maggioranza relativa del 31,4% dei voti.

In sintesi, è stata la fine della seconda repubblica, dopo la fine della prima, nata dalla Resistenza. La seconda, quella della discesa in campo, con gestione interessata, dell’imprenditore Berlusconi. È importante osservare che entrambe erano nate da una egemonia, quella dei partiti democratici dopo il fascismo,e quella di Forza Italia dopo Mani Pulite in Italia e la caduta del muro di Berlino, nel mondo.
Non è stato così con le elezioni del marzo 2018, che hanno portato ad una rottura contro tutto il passato, voluta elettoralmente dalla maggioranza degli italiani, contro chi difendeva la ricchezza dei più ricchi (protezione delle banche, profitti sulle grandi opere, assistenza agli amici degli amici) anche e soprattutto al momento di una crisi mondiale sì, ma più ancora nazionale.
È stata una crisi durissima, che ha roso il potere d’acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni, che ha trasformato il lavoro da certezza a precariato, che ha aumentato la disoccupazione dei giovani e delle donne ai peggiori livelli d’Europa.
È stata una crisi vissuta sulla pelle dei più poveri, con una sistematica riduzione delle risorse per le amministrazioni locali (comuni, provincie e regioni), con conseguente diminuzione in qualità (vedi sanità e ambiente) e in quantità ( vedi strade e gestione rifiuti), cioè di servizi importanti soprattutto per le fasce meno abbienti della popolazione.

Il voto del marzo 2018 è stato un NO a tutto questo. Ed è stato un SI a chi diceva di voler cambiare. Come la Lega, che diceva “primi gli italiani”, come i M5Stelle, che dicevano “onestà, democrazia diretta, reddito di cittadinanza”.
Ma lo hanno detto con programmi sostanzialmente antagonisti, cioè non riconducibili ad una concorde condizione di egemonia. Ed è questa la variante, rispetto al passato, che sembra far dire a molti: “È finita la seconda repubblica, ma non è per ora possibile dire che sia nata la terza”.

Se non c’è la terza repubblica, c’è però un governo,nato come estremo tentativo e risolto solo con un contratto tra Lega e M5Stelle, contenente molti punti indicati con un “vedremo” perché controversi.
Un governo che potrebbe sembrare “a tempo”, come quelli della DC nella prima repubblica. Fino alle elezioni europee, o quanto meno,alle prossime elezioni regionali, è l’opinione dei più.
Ma c’è da pensare che non sia necessariamente così. Per due ragioni sostanziali, che sarà bene tenere in considerazione.
La prima è che non si intravedono possibili alternative nell’attuale parlamento che come sempre non andrebbe volentieri a casa, anche se ormai quasi un simulacro, tra decreti di governo votati al buio e referendum consultivi (d’altra parte solo la Lega sarebbe contenta eventuali elezioni anticipate).
La seconda è che la “tentazione del potere” sembra avanzare, magari con un riferimento geografico, Lega partito del Nord, M5Stelle partito del Sud.
È una tentazione che ti fa accettare, anche a prezzo di perdere qualche consenso, scelte come il sì a condoni o alla TAP (Trans-Adriatic-Pipeline) del M5Stelle, od il no sofferto della Lega alla Flat Tax.
È una tentazione che fa dire a Salvini che il governo durerà per l’intera legislatura, che fa riflettere Di Maio tra la sua attuale posizione di ministro e vicepresidente del consiglio e il suo futuro di ex parlamentare senza vitalizio secondo le regole dei M5Stelle.

C’è solo un momento in cui il governo avrà la sua verifica o vedrà la sua fine, ed è quello del risultato della sua politica economica.
Se essa avrà (dovesse avere) un esito positivo, sarà un momento importante per l’Italia e sarà l’inizio, conquistato sul campo, della terza repubblica.
Ma se essa dovesse avere (avrà) un esito negativo, allora …

di Carlo Faloci

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