Un povero senza nome morto tra le fiamme
Un povero, senza nome, è morto tra le fiamme della sua baracca di cartone, costruita tra le sterpaglie di via Casal Bertone, nei pressi della ferrovia. I primi ad accorgersi del corpo senza vita, sono stati i vigili del fuoco, intervenuti per domare le fiamme. Ma la notizia importante dei giornali è il crollo dei 5 stelle, l’avanzata di Salvini e la tenuta “tonica” del Pd renziano. Un uomo, povero, senza fissa dimora e senza nome, ha finito la sua vita, la sua sofferta vita, tra le fiamme, che lui stesso ha procurato per riscaldarsi dal gelo della notte.
Di Maio, il leader grillino, dice che ci saranno importanti novità sul fronte della riorganizzazione del movimento e che il governo reggerà per i prossimi quattro anni. Intanto il ministro della economia Tria ci fa sapere che la Tav si farà, contraddicendo Di Maio e tutti i grillini. Ma tra le sterpaglie di Casal Bertone, un uomo, povero, senza fissa dimora e senza nome, muore tra le fiamme, come fosse un dannato di un girone dantesco. A Roma, governata dalla sindaca Raggi, anch’essa grillina e del movimento 5 stelle, è la tredicesima vittima del freddo o del fuoco causato dal freddo. Ma la discussione, nella capitale, è monopolizzata dalla costruzione dello stadio. Tutti ne parlano, ci si accalorano, esponenti di destra, di centro e di quel che rimane della sinistra.
Tutti tifano e vogliono lo stadio. Occupano spazi televisivi, pagine di giornali, sono onnipresenti. Mancano però nei luoghi marginali della città, sono assenti dalle periferie dove la città pulsa, si scompone senza ricomporsi in assenza di speranze e di futuro. In questi luoghi dell’assenza della tifoseria politica e amministrativa, un uomo, un povero, senza fissa dimora e senza nome, è morto bruciato, in solitudine e senza conforto. Però sul fatto quotidiano, il resuscitato Cacciari, che sosteneva la Leopolda e il renzismo, ci fa sapere che il Pd deve non più insultare il movimento dei 5 stelle ma cercare una nuova alleanza. Gli risponde l’uomo ombra Goffredo Bettini, sempre sul “fatto”, che il Pd deve iniziare a dialogare con Di Maio. Tutto questo mentre nel fosso di Casal Bertone, un uomo, un povero, un senza fissa dimora, un uomo senza nome, moriva tra le fiamme di una baracca di cartone.
Un dramma, il tredicesimo a Roma dall’inizio dell’anno, che non fa notizia, neanche tra le brevi dei giornali free press, cioè i giornali distribuiti davanti alle uscite delle metropolitane gratis. La sinistra è felice del risultato in Sardegna, dove ha vinto il candidato di destra, si, ma è felice dell’ottimo risultato che fa sperare ad un nuovo inizio, con chi ancora non lo sappiamo, ma il congresso svelerà le carte. Salvini dal canto suo conferma che il governo durerà altri quattro anni, come dargli torto se con un anno di governo a triplicato i voti della Lega e annientato Forza Italia e i 5 stelle. Più il governo dura, più la Lega cresce a dismisura.
E mentre la politica discute, di cosa poi, un uomo, un povero, senza fissa dimora e senza nome è bruciato come una torcia umana tra le sterpaglie e le immondizie di una periferia abbandonata a se stessa, ma che discute del Gran Premio all’Eur, dello stadio della Roma e non si accorge di quanto sia lasciata morire tra l’indifferenza e l’egoismo di una politica che “è solo far carriera e il perbenismo interessato di chi sta sempre con la ragione e mai col torto. Ma un uomo, povero, senza fissa dimora e senza nome è morto tra il silenzio assordante di una città che è sguattera di se stessa, asservita ad una politica lontana dalle baracche e dal freddo dei cartoni, dove muoiono innocenti senza nome, sepolti in luoghi che nessuno mai ci porterà un fiore.
di Claudio Caldarelli