Elias Canetti: come raggiungere la felicità scrivendo sui sassi

“Se vuoi essere felice, non andare sempre fino in fondo. C’è tanto anche nel mezzo”. Così Elias Canetti riflette sul senso esistenziale dell’essere umano e sulla ricerca della felicità. L’invito del Nobel per la Letteratura del 1981, caratterizza una visione ampia e ricca di interpretazioni della cultura umana, ma più profondamente ci invita ad essere felici per ciò che abbiamo, e non ad essere infelici per ciò che ci manca.

Canetti ci esorta a trovare gioia e significato nelle esperienze quotidiane e nei momenti intermedi della vita.

La società consumistica moderna, basata sulla avidità, sul profitto e sullo sfruttamento, enfatizza il concetto di dare il massimo, di andare fino in fondo, di spingersi oltre il limite in ogni aspetto della vita. Sia professionale, personale o altre esperienza, il consumismo ci spinge ad una costante pressione per cercare l’estremo, il massimo risultato. Un atteggiamento che porta alcuni a grandi conquiste, ma i più a grandi sconfitte. La sconfitta della umanità occidentale vittima della sua stessa avidità che non concede una seconda possibilità. Un concetto disumano del vivere infelice. Canetti al contrario ci indica la via per essere soddisfatti delle cose che facciamo, di condividerle, di sentirle ed amarle. Il Dio di ognuno è nelle piccole cose di ciascuno. Nei piccoli dettagli, come scrivere sui sassi in riva al mare pensando ad una donna dagli occhi verdi. Sentirsi dire “mi manchi” ed essere felice tutto il giorno per i giorni a venire. La felicità, dice Elias Canetti, è nei gesti quotidiani, quando scrivi insieme un libro e lo scrivi con il cuore, lasciandoti andare alla ricerca delle parole più belle e più interiori, per dire all’altra persona “mi manchi”. Sottolineare l’importanza di apprezzare il percorso insieme, non solo la destinazione. I momenti intermedi sono i più intensi, devono essere valorizzati per sentire la gioia che esplode dentro di noi. Una conversazione da Toninho, guardarsi negli occhi, vedere ciò che si vede con il cuore, una passeggiata al Terminillo, un calice di vino, devono essere valorizzati con la gioia del sentire perché è il sentire della nostra vita che ha valore tutti i giorni.

La saggezza di Elias Canetti richiama anche antichi insegnamenti filosofici, come quelli della via di mezzo di Aristotele e del Buddha. Entrambi sostenevano che la moderazione  filosofica e spirituale sono l’equilibrio per una vita felice e gioia. La gioia profonda che genera l’amore. Apprezzare il presente, coltivare la gratitudine, essere presenti a se stessi, scrivere amore sui sassi dedicandolo al seno bianco di Minerva.

Claudio Caldarelli