L’odio, la paura, il nulla

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”. Con una voce narrante fuori campo che dice queste parole inizia il film L’Odio, di Mathieu Kassovitz, vincitore del Festival di Cannes nel 1995. La domanda che si pone – a quasi venticinque anni di distanza da quel film – è se il tragico impatto con il suo sia già avvenuto o se l’uomo stia ancora volando tra un piano e l’altro.

Una prima risposta la potremmo trovare nel Barometro dell’Odio, un rapporto che Amnesty International Italia pubblica dal 2016 sul tasso di odio che circola nel web e sulle categorie da esso più colpite. Il primo capitolo del Rapporto 2019 ha un titolo che parla da solo: Elezioni europee ha vinto l’odio. La ricerca di quest’anno è stata coordinata dalla giornalista Martina Chichi, responsabile del Hate Speech Projet Officer, ossia del progetto di studio dei discorsi d’odio che sono circolati in rete tra 421 candidati delle otto principali liste in lizza e i commentatori dei loro post su Facebook e Twitter. Sono stati i presi in considerazione centomila contenuti unici, ossia valutati uno a uno, e non su parole chiave di ricerca. 4.250.000 i contenuti totali catalogati, archiviati e ancora in fase di elaborazione. 180 volontari, impegnati per 2.000 ore di lavoro e per sei settimane di campagna elettorale. Gli argomenti target più bersagliati dal web-odio sono: immigrazione, associazioni umanitarie, ONG, mussulmani, donne, rom, ebrei, persone LGBT, poveri, disabili. I post maggiormente discriminatori, cui rispondono complessivamente milioni di commenti di vero e proprio odio, insulti, istigazioni e minacce, sono di esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia, con i loro più noti esponenti. Matteo Salvini, Silvia Cardone, Giorgia Meloni e Daniela Santanchè sono i primi quattro. Anche altri nomi minori, però, hanno aperto con i loro post una raccapricciante voragine di risposte e commenti grondanti cieca rabbia, ignoranza intolleranza, incitamento a lesioni fisiche, stupri, morte, dai quali non è stata presa la minima distanza di contrarietà e condanna. Tra questi Angelo Ciocca e Alessandra Cappellari, della Lega. La tecnica usata non è solo quella di pagare Facebook o Twitter un post per farlo arrivare a più utenti possibili. Con appena un centinaio di migliaia di euro – cifra più che alla portata per un partito – si possono raggiungere milioni di persone. Raggiungerli per chiedere direttamente, retoricamente loro che ne pensano di certe situazioni, tipo un immigrato senza biglietto che litiga con un capotreno. È con questo stratagemma che si spalancano le porte dell’inferno dell’odio più insensato e viscerale.

Tale meccanismo, più profondamente, però, si fonda sullo scoperchiare una paura atavica, sepolta nel sottosuolo più buio dell’umano, ma in esso sempre attiva come una lava incandescente pronta a eruttare in superficie. È la paura dell’incognito, dell’imprevedibile, come minaccia totalmente oscura, velata che proviene dal divenire delle cose stesse, del mondo, della Storia. Nel pensiero occidentale così come tutte le cose, gli esseri viventi, le situazioni finiscono, muoiono, svaniscono nel nulla – in quanto l’identità che prima propriamente erano –, così esse scaturiscono, provengono alla realtà dal nulla. E da questo gorgo immane che è il Nulla non si può assolutamente sapere cosa di inaspettatamente nuovo e letale possa scaturire. Né da tale arbitraria imprevedibilità ci si può in qualche modo difendere. Tutto ciò che non rientra nelle vecchie forme conosciute, catalogate, regolate si presenta come l’essenza stessa di un’alterità che semina allarme, pericolo, angoscia, fobia ancestrale. Tanto più se sono proprio colore della pelle, fede religiosa, identità etnica e sessuale a fornire un’immagine, una forma, un risalto cromatico all’incombente originare dal Nulla di eventi totalmente inediti.

La tecnica contemporanea, inoltre, è l’espressione più vertiginosa del generare fenomeni impensabili fino a qualche anno, a qualche mese o settimana prima. Dalle sconvolgenti tecnologie biogenetiche, a quelle elettroniche, si creano dal nulla e si annichiliscono processi umani, economici, lavorativi, insieme a confini geografici, biologici, spaziali, temporali e mentali-virtuali. Il creare e distruggere – da e nel nulla– è talmente rapido, vorticoso che l’assoggettarsi a essi è così violento, essendo pressoché ormai stroncata qualsiasi possibilità di adattamento bio-sociale.

Anche i social media sono prodotti della tecnica in continua, stratosferica trasformazione. Attraverso essi – più che nel passato – si potranno scoperchiare i portali della fobia inconscia di massa. Perché i social non solo risuscitano tali fobie dagli abissi marini, ma danno loro la voce incoercibile degli uragani, o quella spaventosa delle tenebre, delle caverne senza fondo esistenziale. Occorre allora tornare sul terreno, sui territori, sui quartieri, tra i caseggiati, i pianerottoli, i sottoscala, le camere da letto, le cucine in cui essere e nulla, ragione e follia, convivono fisicamente e conflittualmente insieme. Testimoniare la possibilità di un’alleanza tra coraggio sociale e impegno culturale che elabori la Costituzione di un’era inedita. Quella di un passaggio di civiltà che ci salvi dallo sprofondare da un piano all’altro contro il suolo dell’odio, della paura e del nulla.

di Riccardo Tavani