Alle origini della cristianità

Per suggestione e rappresentazioni iconografiche le catacombe di Priscilla sono uniche nel loro genere.
Il loro nome si deve probabilmente ad una ricca nobidonna, cristiana, che cedette parte dei suoi possedimenti terrieri per la costruzione delle catacombe.
Furono in funzione dal III al V secolo e caddero nell’oblìo a seguito dei saccheggi delle popolazioni barbariche: nel IX secolo se ne perse ormai la memoria.
Furono riscoperte nel XVI secolo ad opera dell’archeologo maltese Bosio.
Al suo interno molte delle sepolture sono state ritrovate violate, dai barbari in cerca di tesori inesistenti.
I veri tesori sono gli intonaci e gli affreschi custoditi all’interno. Immagini del Vecchio e del Nuovo Testamento, il profeta Giona inghiottito dalla balena, la resurrezione di Lazzaro, la storia di Susanna, l’adorazione dei Magi.
Accanto ad un sepolcro di un esponente in vista della comunità, probabilmente addirittura un martire, si trova un elaborata raffigurazione in stucco del “Buon Pastore” e la prima immagine conosciuta della Vergine con in braccio Gesù bambino, databile tra il 200 e il 230 della nostra era.
Dal più ricco al più povero, coloro che erano sepolti nelle catacombe erano tutti accomunati dalla fede cristiana. Un simbolo, inciso a mano su una lapide marmorea, sancisce la liceità del culto cristiano voluta da Costantino: un cristogramma, un X e una P, lettere greche per CH e R (iniziali di Christos), è il simbolo che la leggenda vuole sia stato visto in cielo dall’imperatore prima della battaglia che decreterà il suo predominio sull’occidente.