Storia di un falso scoop

Per il conclave del 1922 un giornalista commise il classico “infortunio” giornalistico.

Si tratta del conclave dopo la morte di Benedetto XV. Seguito dalla stampa del tempo, erano gli anni venti. In quegli anni le testate giornalistiche erano poche e tra queste c’era il “Mondo”. Uno dei loro redattori si occupava dì seguire il conclave. Questo, aveva un amico prelato che si trovava in Vaticano. Pensò bene che quell’amicizia, in quel particolare momento, poteva fargli fare “l’edizione straordinaria” in anticipo rispetto alle altre testate. La difficoltà stava nel convincere il suo amico a fare il nome del nuovo Papa.

Il prete non si trovò d’accordo a svelare i segreti del Sacro Collegio, ma in modo astuto il giornalista, disse al prelato “non sarà più un segreto quando la notizia arriverà a te”, cosi il prete si fece convincere. Il problema era come comunicare il nome. Questo non era di facile risoluzione. Dopo varie ipotesi e riflessioni, si misero d’accordo su un modo.

Da una stanza dei palazzi apostolici, precisamente da una finestra ben visibile, il prete avrebbe dovuto accendere una lampadina tante volte quante erano le vocali contenute nel cognome dell’eletto. Poi dopo questa prima indicazione, avveniva la segnalazione delle vocali. Per la “a” una accensione, per la “e” due accensioni, per la “i” tre e cosi via.

Il conclave, che iniziò il 2 febbraio 1922, fu un lungo conclave. Durò cinque giorni e si fecero quattordici scrutini. Dai cinquantatré cardinali riuniti nella Cappella Sistina doveva uscire il nuovo Papa. Le “fumate” nere si susseguivano e la pazienza del povero giornalista era messa a dura prova. Finalmente la mattina del 6 febbraio, la “fumata” bianca. Gli occhi si posarono subito sulla finestra stabilita e come concordato iniziarono i segnali. Due accensioni intermittenti; il nome era composto da due vocali. Una accensione, vocale “a”. dopo una breve pausa, tre accensioni, vocale “i”. Ma i due non avevano previsto cognomi con le stesse vocali disposte egualmente. Infatti in quel conclave ben tre nomi di cardinali avevano tali caratteristiche. Erano, Maffi, Tacci e Ratti. Per il giornalista comunque non vi erano dubbi, il cardinale dato tra i più papabili era il cardinale Tacci e quindi corse al giornale. Gli articoli già preparati mancava solo del nome del nuovo Papa, di una sua fotografia e di una breve didascalia. Tutto fu fatto velocemente e le rotative partirono. Ma proprio quando gli “strilloni” si erano già allontanati, il duro colpo. Non era Giovanni Tacci il cardinale Papa, ma Achille Ratti. Quello che verrà ricordato per Pio XI.

Di corsa vennero ritirate le copie del giornale e dalla prima testata che doveva annunciare il nome del Papa, il “Mondo” divenne l’ultima. La fretta e l’incauta decisione presa, crearono quell’infortunio giornalistico. Era il 1922. Che fine abbia fatto il povero giornalista non si sa.

Sicuramente non la digerì bene, ma dagli errori si può anche imparare. O no?

di Antonella Virgilio