La Lega del terrone, delle urne, dei tablet, del nord. La Lega senza idea.

Il 2017 segna un altro grande passo evolutivo della Lega Nord, dopo la scoperta delle mirabolanti funzionalità del pollice opponibile. Sconfessando i valori di uno dei suoi pilastri portanti, il partito di Salvini ha finalmente ottenuto la consacrazione politica per quella che un tempo era stata la secessione dall’Italia ed oggi si ridimensiona ad una modesta, e non meglio identificata, autonomia nell’Italia. Agli elettori il baratto sta bene ed in più si possono far contente anche le frange più moderate; in pratica tutto questo casino, per diventare una regione come la Sicilia. Sputtanando soltanto 50 milioni di euro, il partito fondato da Bossi ha realizzato quello che Zaia ha definito come il Big Bang delle riforme istituzionali. In effetti non c’era mai stato un Referendum tanto inutile – non ha alcun valore legale, è solo una consultazione ai cittadini su un quesito approssimato – a fronte di una simile spesa, un vero vanto per i leghisti che, per far parlare di loro a sei zeri, finora si erano dovuti affidare a Belsito e Bossi.
La vera rivoluzione starebbe soprattutto nell’utilizzo dei tablet per votare. Non potendo vantare alcun cambiamento politico, i vari capoccioni con la camicia verde vanno sproloquiando di una grande svolta tecnologica, tronfi per il fatto che non ci siano stati boicottaggi degli hacker. Il che non significa che ci abbiano provato e non ci siano riusciti, solo che magari preferivano impiegare il tempo a clonare account premium su You Porn.
La grande conquista tecnologica paventata dai leghisti, non c’è mai stata. Il voto elettronico non è una scoperta della Lega e se proprio dobbiamo vedere com’è stato gestito il tutto, viene da piangere.
11.000.000€ per 24.000 tablet, implica un costo medio di 450€ a dispositivo, laddove sarebbe bastata la tecnologia da 100€ di un Sapientino per far girare un applicativo che doveva solo registrare un sì o un no. Inoltre nei seggi interessati si sono registrati disagi paurosi, legati alla totale incompetenza dei tecnici incaricati di risolvere le prevedibili problematiche che sono subentrate. Scrutatori e presidenti di seggio hanno chiuso a orari da night club, il calcolatore che doveva computare i risultati è stato più lento di un comune mortale armato di carta e bic. L’unica vera rivoluzione tecnologica è che Salvini non abbia infilato il tablet nell’urna elettorale, per votare.
Se una secessione c’è stata, è stata proprio quella che ha coinvolto la Lega, che sul fronte veneto ha registrato un’affluenza da capogiro e un consenso plebiscitario, mentre su quello lombardo si segnalavano numeri da scampagnata primaverile con tiepide ma consistenti correnti contrarie. Un po’ come le amebe, il Carroccio sembra riprodursi per scissione spontanea, mantenendo e gonfiando la sua identità globale a fronte di una frammentaria inconsistenza politica. È il partito dell’accozzaglia, per intenderci: quello che prende voti a Sud inveendo sui palchi contro l’immigrazione mentre al Nord gli stessi comizi son pieni di gente che insulta i terroni. Il bel giorno che ci dovesse essere un maxi raduno, Pontida deflagrerà su se stessa e sull’assenza di vere ideologie. E sarà comunque troppo tardi.

di Marco Camillieri

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