Mutanti, zombies e tragicità del politico

“Bastardi a taglia mutante”, questo il titolo che abbiamo dato a un numero del giugno scorso della nostra rubrica. “Bastardi” nell’accezione etimologica, letterale, non morale. Ossia nel senso di spurio, non del tutto assimilabile, definibile, catalocabile dentro un certo genere. Anzi, in mutazione perenne rispetto a una precisa classificazione. E il tornante Presidente del Consiglo Giuseppe Conte si mostra quale emblema stesso di tale incessante moto mutatorio.

Da figurino in vetrina garante meramente formale di un governo populista-sovranista a forte connotazione autoritaria di destra, a vero premier di un assetto di maggioranza virato alla velocità della luce nello spettro cromatico-politico opposto. Conte é il vero simbolo bastardo di un presente bastardo di transizione. Qualcosa di profondamente diverso dal vecchio trasformismo parlamentare italico. Celebre la frase scritta nel 1930 da Antonio Gramsci nei suoi Quaderni dal carcere: “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”. Ora ci troviamo però in situazione epocale differente. Il nuovo mondo é già abbondantemente apparso. È quello della tecno-scienza ormai capillarmente diffuso e pregnante ogni aspetto della società mondiale attuale. Un mondo che di fatto e di ragione abolisce quello fondato sulla politica in generale e sulla liberal-social democrazia occidentale in particolare. Solo che i vecchi paludamenti politici-economici ideologici novecenteschi non tanto tardano a prenderne atto, quanto si rinserrano in sé stessi pur di continuare a illudersi di poter continuare a imporre il loro ormai più che tramontante dominio. D’altronde la stessa apoplettica fulminante crisi governativa ferragostana è una dimostrazione plastica di tale declino. Nessun vecchio leader o partito politico novecentesco avrebbe manovrato in maniera tanto malaccorta e demenziale.

Così sono propri questi sopravviventii i veri mostri deambulanti sulla soglia dell’incipiente alba di transizione. Entrambe le formazioni che compongono il nuovo governo grillo-zinga- renziano schierano una compagine di zombies del tutto inadeguata e fuori fase rispetto al ritmo incalzante dell’attuale tecno-tempo. Non è che lo schieramento che si trova ora all’opposizione sia meno zombie, anzi, lo è in maniera letalmente orrida. Ciò che aggrava la drammatica distanza tra configurazione istituzionale di superficie e sostanza galoppante che si cerca di occultare, comprimere ancora nel sottosuolo é il fatto che non manchino, anzi pullulino in ogni snodo del presente le figure, le facce, i profili individuali e collettivi in grado non solo di governare con una maggiore sintonia storica, ma dischiudere totalmente le condizioni per una svolta di civiltà. Dato che l’unica possibilità di sbarrare il passo alle orrende tragedie del Novecento è proprio quella di cogliere la contingenza di un’inaspetta crisi istituzionale per determinare l’emergere pieno delle potenzialità sedimentate e trattenute ancora nel sottosuolo. Un governo di mera resistenza, sopravvivenza tra equilibri precari e controversie interne permanenti, non solo neanche arriva alle autentiche propaggini sotterranee dei problemi da risolvere, ma rischia realisticamente di aggravare la situazione.

Ma per il politico, quale categoria suprema dell’Occidente, la necessità stringente del pensiero e dell’azione non scaturisce di ragione, ma di fatto: ossia dal tragico.

di Riccardo Tavani

Print Friendly, PDF & Email