L’eliminazione dell’ergastolo ostativo è un regalo alle mafie.
Fine pena mai. Senza sconti, riduzioni o scorciatoie. Ergastolo ostativo, cioè da scontare per intero dopo tutti gli appelli, contrappelli e ricorsi. Condanna definitiva senza sconti di pena. Applicata per reati gravissimi quali i reati di strage di mafia. È stato inventato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma l’hanno ottenuto solo da morti. L’ergastolo ostativo è stato introdotto ad agosto del 1992 dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Stragi di mafia, sicuramente si, con l’aiutino di forze esterne, servizi e colli. Anche se l’ergastolo ostativo è una trovata italiana per definire ciò che nei paesi si chiama ergastolo, senza nessun aggettivo. L’ergastolo è la condanna a vita, l’aggettivo “ostativo” non ha senso. L’ergastolo, dal 1992, veniva comminato solo ai reati gravi di mafia, terrorismo, sequestro di persona, traffico di droga. Un fine pena mai, non trattabile ameno che non c’erano segni evidenti di ravvedimento o collaborazione con la giustizia e lo Stato a reprimere o prevenire nuovi reati. Ora, da qui, a dire che è un trattamento inumano o degradante per i mafiosi o trafficanti di droga, che uccidono, sciolgono nell’acido bambini o donne, danno fuoco a donne o sparano uccidendo i figli, ce ne vuole. I mafiosi che non si pentono, non collaborano, si presume che non vogliano fare un percorso di riabilitazione. Un percorso che li condurrebbe automaticamente fuori “dall’ostativo”. Ma non si può chiedere ai giudici sotto scorta, minacciati continuamente, di considerare i condannati per questo tipo di reati, come detenuti normali. Essi stessi, sarebbero le prime vittime di questo nuove norme che ridarebbero potere ai boss mafiosi, appena si saprebbe che forse possono uscire o usufruire di premessi premio. Lo scorso 8 ottobre la Corte europea dei diritti umani ha respinto il ricorso dell’Italia contro una sentenza sul caso del boss di n’drangheta Marcello Viola. La Cedu (Corte europea diritti umani) ha stabilito che il cosiddetto ergastolo ostativo Viola l’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani. La sentenza rischia di incidere sulla situazione di 957 persone che stanno scontando condanne per reati di mafia e terrorismo.
Roberto Scarpinato, procuratore antimafia, dice che eliminare l’ergastolo ostativo significa arrendersi alla mafia. “L’affermazione secondo cui gli ergastolani per omicidi di mafia non sarebbero liberi di scegliere di collaborare, così autoprecludendosi l’accesso ai benefici penitenziari, perché si esporrebbero a rischio di vita, equivale ad affermare che lo Stato italiano non si è dimostrato in grado di garantire l’incolumità dei collaboratori e dei loro familiari, circostanza questa nettamente smentita dalla realtà storica attestante come invece i sistemi di protezione adottati abbiano efficacemente assicurato l’incolumità di varie centinaia di collaboratori e dei loro familiari trasferendoli in località protetta, fornendo loro nuove identità e la possibilità di iniziare nuovi percorsi di vita… se il diritto al silenzio è giustificato per i capi mafia e killer condannati all’ergastolo, in quanto, secondo la Corte europea, nell’Italia del 2019 la mafia sarebbe ancora più forte e temibile dello Stato, a maggior ragione dovrebbe giustificarsi il silenzio degli imprenditori che pagano il pizzo e di tutti coloro che soggiacciono alle intimidazioni della mafia, preferendo talora farsi incriminare per favoreggiamento piuttosto che rivelare ai magistrati il loro stato di vittime. Un avvallo culturale alla rassegnazione fatalistica e lo svilimento dello straordinario sforzo collettivo profuso in questo ultimo quarto di secolo per alimentare nella società civile la fiducia nelle istituzioni debellando la legge dell’omertà”. Il ragionamento di Scarpinato evidenzia alcune criticità ma sottolinea la forza di uno strumento detentivo come elemento principale per sconfiggere le mafie. “Ancora più paradossale appare tale motivazione (Corte europea ndr) se si considera che il ricorrente Viola, capomafia della n’drangheta, è stato condannato all’ergastolo proprio grazie alla collaborazione con la giustizia di due suoi sodali”. La possibilità per i mafiosi di essere ammessi ai benefici penitenziari dei permessi premi, della semilibertà e della liberazione condizionale in assenza di collaborazione, avrebbe infatti demotivato ogni spinta a collaborare, consentendo così alla mafia di conseguire l’obiettivo di privare lo Stato di uno strumento rivelatosi prezioso per destabilizzare gli equilibri interni delle organizzazioni criminali disarticolandone le strutture. L’abolizione di fatto della pena dell’ergastolo per gli omicidi di mafia, avrebbe inoltre fatto venir meno l’unico vero deterrente temuto dai mafiosi i quali sono da sempre rassegnati a dovere scontare anche lunghi anni di carcere come prezzo della propria carriera criminale, ma temono fortemente invece l’ergastolo che li priva per sempre del potere acquisito e della possibilità di godere delle ricchezze accumulate. Non è un caso che tutta la vicenda della trattativa Stato-mafia era imperniata sulla rimessa in discussione del 41bis cioè isolamento totale per evitare contatti con l’esterno. Togliere ai mafiosi la possibilità di comunicare significa togliere la possibilità di esercitare un potere e come ogni potere se non si esercita si perde.
di Claudio Caldarelli