A ognuno la sua croce

Tutto ciò che si è fatto in Occidente durante tanti secoli si è fatto all’ombra gigantesca della croce.

(Paul Louis Couchoud)

In fondo alla navata della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, nel transetto di sinistra, la grande crocifissione affrescata sul muro somiglia al negativo di una fotografia. Cimabue la realizzò quando era ormai un artista affermato, famoso, all’apice della carriera, eppure ne sbagliò la “chimica”: utilizzò una biacca bianca al piombo che col tempo ossidandosi è diventata nera, dei vivaci colori originali ormai non restano che ombre pallide, appena riconoscibili. La croce dipinta da Cimabue si erge al centro di nove metri quadri di affresco sbagliato, come un monumento all’Errore Umano, l’errore che il Cristo è venuto a sanare.

Il pellegrino che traguarda l’ingresso della cattedrale di Compostella oltre alla remissione di peccati porta a casa la croce di Sant’Jago, una croce che ha la forma di una spada, un Cristo da impugnare come un’arma d’offesa e di difesa, retaggio di una “guerra santa” che ha attraversato i secoli e sembra non voler finire mai.

E c’è una croce appesa in ognuno dei nostri tribunali: il Cristo condannato da innocente, l’errore giudiziario più clamoroso della storia, osserva ad ogni udienza la fragilità della giustizia umana.

Michael Czerny, figlio di migranti, gesuita, accademico di valore, nominato Cardinale a Roma il 5 di questo mese, ha scelto come pettorale una croce fatta con un pezzo di una barca di legno usata dai migranti per attraversare il Mediterraneo dalle coste dell’Africa fino all’isola di Lampedusa.

A ognuno la sua croce: un modo di dire che diventa un modo di essere. Per la Chiesa la barca di legno è simbolo di un preciso mandato: “ricevere” lo straniero (Matteo, 25:35) indipendentemente da dove si trova la Chiesa, prendersi cura dei migranti e dei rifugiati.

La croce di legno di Lampedusa, fatta col fasciame di un’imbarcazione piena di umanità dolente, supera l’errore umano, va ben oltre i cavilli legali che minano l’esercizio della giustizia nei tribunali e disconosce tutte le guerre di religione.

La croce di legno del cardinale Michael Czerny parla di un’umanità senza frontiere, di nuovi croce-via, di in-croci ormai obbligati fra genti diverse, di lingue differenti e religioni “altre”, di mani tese in nome della compassione. Senza oro, né diamanti né pietre preziose, basta il legno marcio di una barca ad evocare la compassione, il senso del nostro umano destino, la direzione che non possiamo non percorrere.