Un grande ottobre inaugura la Festa del Cinema di Roma

Dal nostro inviato Riccardo Tavani

È il cielo dell’ottobre romano il vero grande schermo che ne avvolge ogni altro acceso ogni giorno qui all’Auditorium accesi la 14AFesta del Cinema 2019 di Roma. La Via Pietro de Coubertin, all’interno del Parco della Musica, animata dal via vai rilassato del pubblico, con bambini che, sotto il sole tenero e piccole nubi di basalto bianco, corrono dietro una palla o ad altri bambini, è un’inquadratura prospettica fissa da grande regista. Non sappiamo fino a quando regga questa scena da classica ottobrata romana, ma l’avvio dei primi tre giorni è stato questo.

La Festa ha aperto la sera del 17 ottobre ufficialmente il suo Cine Gran Bal. La Presidente Laura Delli Colli e il Direttore Artistico Antonio Monda hanno fanno gli onori di casa al cast e Edward Norton, protagonista-regista di Motherless Brooklyn, traducibile in gergale Bruccolino Senza Madre. Sala Sinipoli stracolma di pubblico e zeppa di autorità politiche, imprenditoriali e culturali. Sarebbe il soprannome affibbiato a un investigatore privato (Edward Norton), con più qualche tic, un intercalare ossessivo, mitragliate incontrollate di associazioni rimate su parole dettegli da altri. Una roba che si chiama Sindrome di Tourette. Lionel Essrog, questo il vero nome del detective privato-malato, si trova a indagare su uno scottante affare di corruzione politico- imprenditoriale e sventramento speculativo edilizio nei quartieri poveri neri di New York negli anni ’50 dello scorso secolo. A distanza di tanto tempo, a più di qualcuno in sala devono essere corsi brividi di freddo dietro la schiena per trama e tema. Nonostante la sua sindrome Lionel si dimostra un abile investigatore, il quale più procede nella sua indagine, più si infila in un tunnel di enigmi, più è pestato a sangue, secondo i più classico cliché del genere narrativo e cinematografico. Il è in effetti tutto un grande cliché, una ripresa alla grande di tutta la stratificazione letteraria e cinematografica accumulata dal genere detective-story. Gran parte del suo fascino sta in questa atmosfera old style. Poi si affianca una delicata storia d’amore, con protagonista l’incantevole Gugu Mbatha Raw, e le eccellenti  interpretazioni di Edward Norton, Wllem Dafoe ed Alec Baldwin. Tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Lethem, Norton ha cominciato a realizzarlo con pochissimi e soldi e attori che lavoravano gratis. Solo dopo è entrata la Warner Bros, come produzione e distribuzione. Non un capolavoro come stile e contenuti, ma un film di genere molto godibile e di sicuro successo.

La prima giornata ha visto come protagonista anche quella sezione autonoma della Festa chiamata Alice nella Città, cinema che ha come tema, soggetti e protagonisti giovani e soprattutto adolescenti. Già come in alcuni film della passata edizione, emerge la figura di un’adolescente triste, ribelle, con diverse ferite interiori consce e inconsce , derivanti da disgregazione familiare e sociale. Figura che è emersa nel pomeriggio della prima giornata attraverso due film, a tema simile, proiettati uno dietro l’altro. Si tratta di Bull, della statunitense Annie Silverstein e di Perfect 10, della scozzese Eva Riley. Nel primo la quattordicenne vive con la nonna e una sorellina, madre in galera, padre chissà chi. Angustia un vicino, che vive lavorando nei rodei di tori. Si avvicina a questo mondo, aspirando anche lei a diventare rodeatrice. Nel secondo la quindicenne Leigh è una promettente ginnasta seguita da una premurosa maestra (immagine dell’assente figura materna). Fa irruzione nella sua vita un fratellastro avuto dal padre presente-assente da un’altra donna. Questi la conduce dentro una moto-gang che vive di furti e sgommate a due ruote. Il toro da cavalcare del primo film diventa qui una moto da inforcare, con una cruciale differenza, però: che il primo è girato con un grande scabro stile narrativo

Protagonista assoluto del secondo giorno è il film Antigone, della canadese Sophie Deraspe. È una rivisitazione per niente scontata, anzi potente e originalissima dell’omonima tragedia di Sofocle. Antigone una liceale minorenne originaria del Maghreb che vive nel Québec, fa fuggire dal carcere uno dei  suoi due fratelli arrestato dalla polizia, che aveva sparato al secondo uccidendolo. Dichiarandosi colpevole davanti al tribunale, rischia di essere condannate a cinque anni, da scontare in un penitenziario al raggiungimento della maggiore età. Un movimento di giovani sui social e nelle città si schiera con lei, chiedendo la sua liberazione. Il film riprende proprio gli stilemi musicali e social dei giovanissimi, pur portando avanti una delicatissima storia d’amore, fatta più di silenzi che di parole. Dentro la divaricazione drammatica tra legge umana e legge naturale, s’innesta qui anche quello altrettanto drammatico dell’immigrazione, con cui inizia e finisce il film.

Altro film della seconda giornata è stato The Areonauts, di Tom Harper. La vera storia di Amelia Wren e del meteorologo James Glaisher, che nel 1862 volarono insieme su una mongolfiera, raggiungendo l’altezza ancora imbattuta degli undicimila metri. Prodotto da Amazon – che dalla distribuzione web delle merci entra sempre più nel cinema – punta scopertamente su forti emozioni e immagini da vertigine. Per cui se soffrite di questo disturbo,  vedrete metà film con lo sguardo deviato e gli occhi semichiusi.

Quest’anno l’associazione Marevivo, per la difesa ambientale, marittima e fluviale, si fa promotrice di una meritoria iniziativa. Mette a disposizione della stampa borracce metalliche da mezzo litro Plastic Free, e ha posto distributori d’acqua filtrata per il rifornimento del pubblico.

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