La passione di Monica in Sezuan
Scritta da Bertolt Brecht negli anni Trenta, la pièce racconta una vicenda che affronta il tema universale del rapporto tra morale e società, tra il bene e il male sempre attuale nella concretezza della storia di questi giorni.
In una Cina di fantasia, in questa fiaba morale ritroviamo la nostra società, fatta di cinismo, meschinità, falsità, avidità di denaro, mancanza di sentimenti.
Tre Dei scendono sulla terra per scoprire che l’unica persona disposta ad ospitarli per la notte, a dare loro un riparo, è la prostituta Shen Te, che vive miseramente del suo mestiere. Per questa sua magnanimità, verrà ricompensata dagli Dei con una cospicua somma di denaro, ben mille dollari d’argento, che rappresenteranno per Shen Te, la possibilità di vivere bene. Ma il compenso è accompagnato dal comandamento di continuare a praticare la bontà. Non solo dovrà essere buona, ma felicemente buona. Shen Te decide di abbandonare la strada e di investire il tutto nell’acquisto di una tabaccheria. E paradossalmente, da quel momento, inizia la sua disavventura in quanto tutti i miserabili del luogo accorrono per approfittare della sua generosità e anche (come nel caso dell’aviatore Sun) del suo amore.
Perché i buoni sono spesso tristi, presi ad aiutare solo gli altri, a rendere felice tutti ma mai la propria persona. Antepongono la bontà intesa in senso generale dimenticando che prima di amare il prossimo occorre imparare ad amare se stessi. Questo Shen Te, lo capirà tardi, leccandosi le ferite sulla propria pelle, costretta a scindersi in una sorta di doppia personalità, inventando un cugino dal nome Shui Ta che assumerà su di sé il compito di vendicare ogni ingiustizia perpetrata a danno di Shen Te, dimostrandosi privo di ogni scrupolo.
E allora come si può essere felicemente buoni? Si vuole dunque dimostrare come sia di fatto impossibile essere buoni in un mondo in cui prevale la cattiveria e la malvagità, essere generosi ed onesti in un contesto che non contempla queste qualità. Si restituisce così al concetto di bene e male la complessità che necessariamente passa attraverso la dinamica reale dei fatti che li sottrae al mondo puro dell’ideale.
Nel doppio ruolo della buona prostituta Shen Te e del suo perfido cugino troviamo la magistrale bravura di Monica Guerritore, che firma anche la regia con un omaggio a Giorgio Strehler, poiché è ispirata a quella da lui fatta nel 1981 per il Piccolo di Milano. Uno spettacolo da non perdere per la bravura, l’interpretazione, l’espressività, la dedizione e il grande senso artistico della strepitosa Monica Guerritore che non si smentisce mai, lasciando sempre gli spettatori attoniti ed entusiasti.
Lo stesso plauso va fatto a tutti gli attori che hanno reso possibile questo tripudio di emozioni, che all’uscita dal teatro, rimangono nell’anima di ognuno di noi.
di Claudio Caldarelli e Stefania Lastoria