Cento anni di una rivoluzionaria: Bianca la Rossa

Bianca Guidetti Serra nacque a Torino il 19 agosto del 1919, esattamente cento anni fa. Una vita intera trascorsa a sinistra, avvocatessa delle buone cause, sempre protesa in difesa dei più deboli, dei perseguitati, degli innocenti ai quali una giustizia corrotta e iniqua, pretendeva di far pagare loro, l’errore di essersi schierati contro le prepotenze e le sopraffazioni di ogni genere. Una donna dalla parte degli ultimi, fino all’ultimo suo respiro di libertà.

La vita dell’avvocatessa Bianca Guidetti Serra, o Bianca la Rossa, come s’intitola la sua autobiografia scritta con Santina Mobiglia, è coincisa con oltre mezzo secolo di battaglie della sinistra. Erano quelle, battaglie segnate dall’antifascismo e dalla Resistenza, dalle lotte per i diritti dei lavoratori alle cosiddette “fabbriche della morte” a difesa dell’ambiente e della salute: dall’Ipca di Ciriè all’Eternit di Casale Monferrato, dalle iniziative per il diritto di famiglia alla difesa dei giovani nel ’68, dalla tutela dei minori ai temi della giustizia.

Tante idee e progetti stanno caratterizzando la celebrazione del centenario della nascita di questa grande donna, che, come ci ricorda il figlio Fabrizio Salmoni, appartiene “al più ampio spettro della sinistra, dagli anarchici a Lotta Continua, all’area della nonviolenza, ai sindacati, al breve esperimento di Democrazia proletaria, al Pci (che pure aveva lasciato dopo i fatti in Ungheria del 1956) e, sempre più malvolentieri, alle sue prime trasformazioni”. Salmoni ha colto l’occasione del centenario per parlare delle agende e dei diari inediti di sua madre, scoperti di recente, e per affidarne qualche frammento allo spettacolo Le stagioni di Bianca, diretto da lui, con le musiche di Luigi Venegoni. I diari vanno dal 1934 al 1939; gli altri testi sono su fogli sparsi, fino agli anni novanta. Sono memorie di una vita in lotta per i diritti di tutti, per la tutela delle masse, per garantire esistenze più dignitose, per modellare un mondo che avesse il profumo della giustizia e di un futuro migliore.

Quella di Bianca è stata una vera passione per la libertà che la persuase, un anno dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria a scrivere queste parole: “Dieci ottobre 1957. Ho riflettuto molto in questi mesi sul significato della decisione di non iscrivermi nuovamente al Pc e sulla validità politica della scelta. Non sempre sono certissima di aver fatto bene. Come motivazioni individuali, invece, non ho alcun dubbio. Le ragioni che mi hanno portata ad aderire al Pc sono le stesse che mi hanno indotta a lasciarlo. Sono però altrettanto decisa a continuare a militare. Comunque vada avrò agito secondo la mia coscienza”.

In quei diari, in chi l’ha conosciuta, in chi con lei ha combattuto, per tutto ciò che ha dato alla Patria, si può afferrare il suo ricordo come uno sguardo inedito su eventi vissuti in prima persona. Libri di storia in cui, pagina dopo pagina, vengono ricalcate tutte le tappe principali che hanno segnato il secolo. Lei stessa si confesserà dicendo: “Mi è piaciuto il fare”, a suggello di un impegno nella salvaguardia dei valori civili e delle scelte democratiche durato tutta una vita.

La immagino protagonista al centro di un palcoscenico che scandisce la storia, come una danza di passi a segnare gli anni. Ben cento passi e piroette verso il cielo, a plasmare l’anima, ad ispirare il popolo, a rinnovare il mondo… fino a quando a poco a poco il sipario si chiude e quel drappo scorrevole di velluto rosso, sigilla la fine di un’ammirevole donna la cui storia si è evoluta, in un atto unico, durato cent’anni.

di Stefania Lastoria

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