La bellissima vita di Marcella, che fu Marcello

In questo libro di Bianca Berlinguer, si racconta la “bellissima vita” di Marcella Di Folco, all’anagrafe Marcello. Una vita che inizia in un quartiere di Roma nel 1943 e prosegue in una lunga ricerca che la porterà a diventare pienamente donna nel 1980, dopo un intervento chirurgico a Casablanca.
Marcella attraversa la storia dell’Italia in tutte le sue contraddizioni: dall’infanzia complicata, all’esplosione del ’68 visto tramite la “rivoluzione giovanile” al Piper, dalla Dolce Vita, a Cinecittà e ai grandi registi come Fellini, Rossellini, Zeffirelli, Petri che la vollero nei loro film. E poi le notti romane, fino alla scelta tanto desiderata e voluta del cambiamento di sesso, l’arrivo a Bologna, la prostituzione, la militanza politica e le battaglie civili alla guida del MIT, il Movimento Italiano Transessuali. Ebbene Marcella di Folco ha affidato a Bianca Berlinguer la sua vita che è stata fedelmente riportata. Un racconto in prima persona di un’esistenza appassionata e difficile alla ricerca della felicità.
Così si racconta Marcella: “Mi chiamavano audacia. Se qualcuno mi interessava non mi facevo scrupoli, ero capace di fargli la danza del ventre in Piazza Navona. Loro ridevano e io li conquistavo. Mi hanno detto che sono stata tante cose. Credo che a salvarmi siano state la mia grande gioia di vivere, la mia risata fragorosa e inconfondibile, la mia anima a colori capace di invadere le stanze in cui entravo. Sono stata la prima trans eletta al mondo in un Consiglio comunale, sono stata attivista storica del movimento trans e anche grazie a me si arrivò, nel 1982, ad avere una delle leggi più avanzate per il riconoscimento dell’identità di genere e il cambio di sesso. Parliamo di un paese, l’Italia, che su questo fronte era arretrato allora come adesso. Le transessuali sono le ultime tra gli ultimi. Per questo, per tutta la mia vita, ho perseguito un fine fondamentale: l’autodeterminazione della propria identità sessuale. E anche se oggi sembra ci sia più tolleranza è solo apparenza, i problemi restano. Essere all’avanguardia vuol dire essere libera. Io nel profondo lo sono sempre stata, mi ci sono sempre sentita ed è questo che mi ha consentito di affrontare tutto: il dolore, gli ostacoli, le discriminazioni arrivando a vincere la mia lotta. Volevo solo essere desiderata come donna. Non si trattava di un problema anatomico ma di identità.
Sappiate che una persona trans fa un percorso faticoso e dolorosissimo per cambiare sesso e nessuno dovrebbe giudicare o criticare, perché come dietro ogni tipologia di disagio, “diversità”, difficoltà, malessere o mancanza, si nascondono vite e sofferenze di cui noi non possiamo sapere nulla.
Dietro un sorriso spesso si celano solchi indicibili di dolore.
Da quando io ho intrapreso il mio conflitto con il mondo, molte cose sono cambiate.
Grazie a una sentenza della Corte costituzionale, il cambio di identità sui documenti è possibile anche senza che vi sia stato un intervento chirurgico. Ma ancora siamo fermi a un certo stereotipo della persona transessuale. E non esiste una possibilità vera di inserimento lavorativo: l’alternativa resta ancora sospesa tra la prostituzione o il mondo dello spettacolo.
Il punto è che le battaglie delle minoranze difficilmente diventano battaglie di tutti. Di certi argomenti poi si è quasi in imbarazzo a parlarne. I primi a supportare i nostri diritti furono i radicali seguiti poi dalla sinistra.
L’ho vissuta tutta la storia, la mia storia e quella di altri.
Solo l’equilibrio tra i diversi diritti può essere l’unica condizione per lo sviluppo di un Paese civile. Difficile invece comprendere come per alcuni partiti, riconoscere più diritti e più libertà possa nuocere alla società.
Assurdo per me seguire questa logica di pensiero.
Vi siete resi conto che è in atto un vero e proprio tentativo, anche se subdolo, di riportare le donne indietro?
Ebbene l’unica cosa da fare perché tutto questo non avvenga, è non farsi rinchiudere in casa. Lavorare e avere un ruolo sociale. Il nostro nemico in fin dei conti, è la crisi economica. Non è un caso che molte donne abbiano dovuto rinunciare alla loro indipendenza ma certe battaglie dobbiamo combatterle da sole”.
Appena tre giorni prima di morire, Marcella da anni amica di Bianca Berlinguer le disse: “Io non rimpiango nulla, la mia vita è stata bellissima”.
Ebbene, che questo suo entusiasmo, questa sua voglia di lottare, questa irrefrenabile gioia di vivere, anche di piccole cose, possa essere una speranza per tutti noi. Qualsiasi sia la battaglia o la guerra che stiamo affrontando.

di Stefania Lastoria

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