MedFilm Fest: 25 anni di schermi, racconti e vele di seta preziosa
Novembre a Roma è il mese del MedFilm Festival. Dall’8 al 21 novembre, torna infatti al Cinema Savoy, in Via Bergamo 17/25, e in diversi altri luoghi, la rassegna di cinema, non solo cruciale, ma più bella della nostra contemporaneità mediterranea. E ancora più bella, suggestiva, densa di eco poetiche e narrazioni, in questo 2019 che festeggia la sua venticinquesima edizione.
25 anni, un quarto di secolo di navigazione tra tutte le sponde del mediterraneo, anche le più piccole, nascoste, occultate, dimenticate, negate. Un quarto di secolo originario, perché questa ostinata navigazione il MedFilm Festivalce la fa vivere non da oggi, ma fin dal suo inizio venticinque anni fa. O da chissà quale irrintracciabile tempo della formazione del carattere, del pensiero, della coscienza in Ginella Vocca, la sua diva, che l’invocazione la riceve dal multi canto omerico ai vati, ai cine-poeti visionari delle drammatiche arsure, salinità, derive prive d’approdi del presente. Anzi, questa venticinquesima edizione, buscando a maestria anche i venti contrari, le burrasche, gli alberi spezzati, le vele squarciate di tutte le trascorse traversate, esalta proprio l’atemporalità originaria della sua ancestrale ispirazione. L’immagine del manifesto-logo di quest’anno è di Marino Amodio e Vincenzo Del Vecchio, tratta dal loro libro Terraneo, Gallucci Editore 208. Lasciateci, però, vedere dietro le rocce, le torri e i minareti la mano, il volto, i capelli e soprattutto lo sguardo di Ginella Vocca, sponda e sposa di un immaginario che non è solo cinematografico, mediterraneo, ma politico europeo tout-court, nel senso più nobile, attuale e anzi futuro, dato che guarda,coinvolge, chiama a sé anche le lande del Nord più gelate. Dato che coinvolte, con il Mediterraneo, queste lande lo sono sempre di più.
D’altronde la squadra artistica che la Fondatrice e Presidente Vocca ha via via e ordito, e messo a punto alla fine di questi venticinque anni, è di grande competenza e prestigio. Giulio Casadei, direttore artistico, Gianfranco Pannone, Martina Zigiotti, Veronica Flora, Alessandro Zoppo, programmer e selezionatori; Roberto Silvestri, curatore della retrospettiva Back to the Future; Stella Biliotti, produzione e comunicazione; Dafne Franceschetti, social media; Marco Ferri del Consorzio Creativi, responsabile comunicazione; Reggi&Spizzichino, Ufficio Stampa. Ognuna di queste persone ha maturato una visione e un’esperienza sul campo da costituire tutte insieme la raffinatezza della seta damascata pazientemente tramata, filo accanto a filo, da tutto il Festival. E per raffinatezza – sia chiaro – si deve intendere anche e soprattutto la ruvidezza, la criticità, la scabrosità dei temi che il Med ha il coraggio di affrontare, non solo attraverso lo schermo, l’alta qualità artistica delle visioni, ma anche negli incontri, dibattiti, masterclass, premi che ogni giorno propone.
94 tra lungometraggi, cortometraggi e documentari; 8 lungometraggi nel Concorso Ufficiale Premio Amore e Psiche;20 cortometraggi in Concorso Internazionale; 22 ospiti internazionali; 36 Paesi rappresentati; 4 paesi focus: Tunisia, Spagna, Slovenia, Libano. Queste sono solo alcune delle parzialissime cifre del Med, perché l’offerta è estesa a molte altre sezioni capaci di avvolgere nella medesima seta cinefili e grande pubblico, chi vuole vedere l’introvabile inedito, rivedere o scoprire per la prima classiche e misconosciute perle d’arte cinematografica. A questo proposito, dato che si parla sempre di coproduzione tra i diversi paesi che affacciano sul Mediterraneo, si dovrebbe affrontare anche il tema del coinvolgimento delle società di distribuzione. Produrre, infatti, delle piccole grandi opere d’arte – come quelle proposte dal Med – e poi non poterle proiettare sugli schermi delle normali sale cinematografiche ci fa sentire aridamente isolati proprio dalla linfa vitale del Mare Cine Nostrum Internum. Certo, un motivo in più per affollare a Roma – dall’8 al 21 novembre prossimi – le sale dei Cinema Savoy, Apollo 11, Nuovo Cinema Aquila, Macro, Biblioteche di Roma, nelle quali il Med si disloca per essere il più vicino possibile a tutta la città. Ma anche uno stimolo a pensare premi, riconoscimenti, incentivi a distributori ed esercenti cinematografici che s’impegnino a far vedere in tutt’Italia le scelte con il bollino di seta muschiata del MedFilm Festival.
di Riccardo Tavani