La cosa che mi interessa di più è che si faccia chiarezza!

Ammetto che la prima sensazione è sempre quella di essere esterrefatto, preoccupato. Poi viene subito la voglia di sapere presto la verità. Ogni volta è così quando si apprendono cose gravi come quelle che ho appreso ieri.

Ovvio, leggere che un boss parli di me non è piacevole. Purtroppo me ne devo fare una ragione. Ovvio, leggere che a parlare di me sia un boss del calibro di Simone Castello, già uomo di assoluta fiducia di Bernardo Provenzano e, dalle recenti indagini, ancora fra le “menti” più ascoltate di ‘cosa nostra’, sul momento fa sobbalzare. Ma me ne devo fare una ragione. Leggere quella frase ‘però teniamo presente…’, che si presta a non gradevoli interpretazioni (per usare un eufemismo) instilla grande paura. Pure qui, me ne devo fare una ragione. Leggere inoltre che, Simone Castello, sapesse del progetto del film, fa raggelare il sangue. E farmi una ragione pure di questo mi è impossibile.

Di Simone Castello ho scritto tanto, sia nei miei articoli che nel libro “Un morto ogni tanto”. E i magistrati lo spiegano bene, parlando della sua “insofferenza per le inchieste giornalistiche realizzate”. Ma, oltre alla (ritengo ovvia) preoccupazione, sono davvero incredulo. 
Come fa Simone Castello a sapere che mi avessero proposto di fare un film sul libro? Della questione erano a conoscenza solo pochissime persone. Davvero pochissime, non lo avevo confidato a nessuno. Eppure Castello lo sapeva e ne parlava con l’amico boss.

Spero di sapere presto la verità anche su questo. Troppe cose, nell’ultimo periodo, non tornano. Troppe. Ora apprendo che Castello ha potuto conoscere notizie riservatissime che mi riguardavano, come se lui o qualche suo dante causa, potessero avere accesso alla sfera riservata della mia vita e delle mie comunicazioni. Mi auguro che gli approfondimenti investigativi possano fare luce sulle modalità con cui il boss abbia potuto carpire o ricevere notizie riservate su di me.

Intanto, sento il bisogno di ringraziare tutti coloro che mi hanno, ancora una volta, fatto sentire la loro vicinanza. E ringrazio i magistrati ed i Ros per aver capito e agito tempestivamente.

di Paolo Borrometi

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