Emilia Romagna: medici di base anche per i clochard

L’Emilia Romagna è la prima regione italiana a dotarsi di una legge che riconosce ai senza fissa dimora il diritto ad avere un medico di base. Una legge di giustizia sociale promossa dal Consigliere PD Antonio Mumolo e votata all’unanimità dall’Assemblea legislativa della Regione il 22 luglio scorso.

Attualmente la legge nazionale prevede l’iscrizione nelle liste degli assistiti soltanto ai cittadini residenti.  Ai senzatetto non rimane che rivolgersi al pronto soccorso, con aggravio di costi sociali e minori possibilità per queste persone di instaurare il necessario rapporto fiduciario e di conoscenza tra medico e paziente, fondamentale per una cura globale della persona.

“E’ opportuno chiarire chi sono i senza dimora. Io vorrei sfatare il mito del senzatetto che, come un hippy degli anni’70, ha scelto di vivere sotto le stelle con la chitarra e il sacco a pelo. Non è così. E’ una leggenda metropolitana. Io mi occupo da tanti anni di questo tema dei senza dimora e non ne ho incontrato uno che mi dicesse che era contento di vivere sotto le stelle”afferma Mumolo nella relazione al progetto di legge.

Il Consigliere proponente, da anni impegnato per la difesa dei più fragili e Presidente dell’Associazione Avvocato di strada Onlus, dimostra piena consapevolezza della questione quando descrive nel suo intervento la composizione delle persone che vivono in strada.

“Oggi le persone che vivono in strada sono semplicemente diventate povere. Sono persone che fino a poco tempo fa avevano un medico di base, avevano una serie di diritti. Sono diventate povere, sono finite in strada e hanno perso tutto. Sono diventate invisibili. Parliamo di padri separati, lavoratori licenziati a 50 anni che con questa normativa non riescono a rientrare nel mondo del lavoro, di imprenditori falliti, di pensionati al minimo che con la pensione che hanno non riescono a pagare l’affitto e le bollette e finiscono in strada. Sono queste persone che vengono cancellate dall’anagrafe, perdono la residenza e il medico di base e hanno diritto solo alle prestazioni di pronto soccorso”.

La residenza è infatti requisito necessario, stabilito con la L. 833/78, per iscriversi nelle liste degli assistiti dei medici di base. In attesa di una riforma della legge nazionale, la legge regionale dell’Emilia Romagna colma dunque un vuoto normativo e apre la strada ad una maggior tutela della salute pubblica nel rispetto del dettato costituzionale che, all’art.32, garantisce cure gratuite agli indigenti.

“Se c’è una cosa che ci ha insegnato il Covid è che il diritto alla salute non è solo un diritto individuale garantito dalla nostra Costituzione, ma è un diritto collettivo ed è interesse della collettività che tutti possono curarsi” sottolinea Mumolo.

E c’è da auspicare che il dibattito politico faccia tesoro di questo insegnamento tenendo in considerazione le necessarie connessioni sociali e il ruolo fondamentale e insostituibile della sanità pubblica.

di Nicoletta Iommi