Morire a 14 anni per la propria terra. Ucciso il giovane attivista Breiner David Cucamane Lopez
Breiner David Cucamane Lopez aveva 14 anni, era un ambientalista e aveva un sogno. Lo hanno ucciso perché era un giusto, un “guardiano della Terra”. Breiner apparteneva al popolo indigeno dei Nasa e teneva in mano il bastone del comando, il simbolo della guardia indigena studentesca a cui aveva scelto di appartenere per portare avanti e la lotta pacifica a difesa del loro territorio. E’ stato massacrato il 14 gennaio nella valle del Cauca, in una delle zone più belligeranti e pericolose della Colombia dove narcotrafficanti e bande paramilitari cercano di accaparrarsi la terra per delineare corridoi che conducono al Pacifico, fondamentali vie di transito per i carichi di droga e risorse agro-alimentari. Breiner stava pattugliando la zona del Cauca quando uomini sconosciuti si sono introdotti nell’area e hanno aperto il fuoco, uccidendolo all’istante. Insieme a lui è stato ucciso anche un altro uomo appartenente alla Guardia indigena.
“Custode della Madre Terra, Guardiano del Territorio, Guardia indigena studentesca, figlio protettivo della vita, orgoglioso del suo popolo e del suo lavoro porta nella brughiera il suo bastone dell’autorità e la sua veste”, così scrive il Consejo regional Indigena del Cauca nella nota che ha diramato dopo l’assassinio. Il Consejo si dichiara profondamente ferito nel vedere che tanti continuano ad essere uccisi nella contesa territoriale mafiosa nei loro territori e denuncia l’invasione e la mercificazione delle piante di coca e marijuana.
“Fa male vedere l’infanzia e la gioventù reclutata, assassinata, l’inerzia mascherata da dialogo, la guerra camuffata in pace, la vita fa male e anche la morte quando continuano a imporcela” si legge nella nota.
Più volte abbiamo scritto su questo giornale come scegliere di essere ambientalisti in America Latina equivale a scriversi una condanna a morte. La Colombia è considerata, secondo il Global Witness, il luogo più pericoloso al mondo per tutti coloro che difendono coraggiosamente la terra e l’ambiente dalla violenza e dalle minacce. Un Paese che, vale la pena ricordarlo, vive da decenni in un continuo conflitto armato. Dopo il fallimento degli accordi di pace del 2016 firmati dal Governo colombiano e dal gruppo di guerriglieri Farc si sono intensificati i conflitti per la terra. le comunità indigene cercano di resistere, qualcuno decide di abbandonare la lotta e si trasferisce altrove, ma i più restano, armati soltanto di bastoni contro le armi dei narcotrafficanti e la consapevolezza dell’impunità diffusa nel Paese. E la loro resistenza non sarà scalfita da questi atroci delitti. Il loro concetto di vita è strettamente connesso a quello della Terra.
“…Non è il primo compagno che un gruppo armato ci ha preso, ci ha perseguitato, ci ha preso uno per uno. Ci hanno intimidito, vogliono fare di noi quello che vogliono, ma noi come popolo non cederemo il territorio, non consegneremo il nostro territorio e i nostri giovani. Continueremo a lottare..” conclude il comunicato.
La giovane vita di un grande ambientalista è stata spezzata, il suo sogno infranto.
di Nicoletta Iommi