La Campagna Elettorale

In questi giorni osservare i nostri politici che fanno campagna elettorale è un’esperienza provante per qualsiasi speranza, sia che si guardi a destra, che al centro o a sinistra. Salvini, con più madonne dorate dietro di sé di un cartomante, promette di stracciare le cartelle esattoriali, mentre Berlusconi, redivivo uomo della Provvidenza, torna in pompa magna negli studi della sua Mediaset per promettere il dentista gratis per i più anziani, le pensioni a mille euro, alberi piantati a migliaia e chi più ne ha più ne metta, mentre Giorgia Meloni gongola certa della vittoria del suo partito. Sul lato opposto della barricata Giuseppe Conte si erge a paladino degli ultimi, mentre un agguerrito Enrico Letta chiede ai suoi candidati occhi di tigre, generando nella maggioranza degli animi quel senso di imbarazzo stridente che oggi i giovani con l’ennesimo anglismo chiamano cringe. Di fronte a questo teatrino c’è seriamente da chiedersi se il livello della politica italiana nella storia recente sia mai stato così basso e poco credibile, e se di fronte a questa crisi della politica, ammessa anche dai più lucidi tra gli stessi addetti ai lavori, non ci sia seriamente da preoccuparsi. L’astensionismo, elezione dopo elezione, cresce fino a toccare picchi vertiginosi, e le formazioni politiche che interpellano il disagio crescente della popolazione sono sempre più inquietanti ed estreme.

La crisi della politica ha radici storiche profonde e stratificate, che risalgono almeno al crollo dei partiti storici della Prima Repubblica, nei primi anni Novanta, quando, sull’onda di una narrazione superficiale ed enfatica da parte dei mass media, l’opinione pubblica sposò l’idea che la politica in sé, la professione del politico in quanto tale, fossero una cosa corrotta, sporca, da associare per forza al malaffare e alla corruzione. Convinzione, quest’ultima, che aprì la porta ai decenni del populismo, fortemente caratterizzati dalla demonizzazione della politica e dalla speranza messianica negli uomini nuovi, gli uomini della provvidenza i quali, pur tra loro diversi, sono tutti accomunati dall’aver fatto parte di questa grande ondata che ha sostanzialmente fallito in tutte le sue forme. Berlusconi, la Lega, il Movimento 5 Stelle, sono tutte espressioni diverse della stessa ondata di demonizzazione delle forme politiche tradizionali e di proposte nuove per risolvere gli annosi problemi della Cosa Pubblica italiana, ed in comune hanno tutti il fatto di essere stati inglobati e neutralizzati da un sistema che, lungi dal migliorare, è andato deteriorandosi legislatura dopo legislatura. L’impeto delle ondate populiste e di anti-politica ha prodotto a più riprese lo stesso esito: quella tecnicizzazione della politica alla quale sembra siamo destinati, con lo svuotamento del senso e della funzione reale dei partiti e l’affidamento delle alte cariche dello stato a figure tecniche senza colori ideologici.

Anzi, l’essere ideologico in sé oggi sembra quasi un difetto, una cosa negativa, mentre sentiamo invocare da più parti la necessità di un pragmatismo che sia in grado di fare cose e risolvere problemi. Viene, tuttavia, in mente il Corvo del film Uccellacci e Uccellini di Pasolini, che rappresentava proprio le Ideologie. Riecheggia, facendo queste riflessioni, l’eco della stessa domanda posta dal Corvo a Totò e Ninetto: fare cose per andare dove? Risolvere problemi per costruire quale società futura?

C’è un grande vuoto di senso e un grande smarrimento, ed è proprio questo non senso ad aver corroso e fatto cadere le antiche idee su cui poggiavano le ideologie, e mentre questo grande vuoto è sempre più profondo, il sistema che esso produce, nichilista, tecnicista, post religioso, sta rinforzando una sua ombra sempre più inquietante nutrita di messianismo, spiritualismo più o meno velleitario, e tutta quella serie di idee New Age che nutrono la galassia sempre più ampia dei movimenti antisistema radicali che, almeno per ora, farebbero ridere se la situazione non fosse tanto drammatica. C’è da augurarsi che dalle prossime elezioni emergano schemi politici in grado di far funzionare le cose, di risolvere i problemi, di sostenere concretamente famiglie e imprese in questo momento di grande crisi collettiva, altrimenti c’è da aspettarsi che le ombre minacciate dal sottosuolo della società in difficoltà si facciano sempre più minacciose e, d’un tratto, inizino davvero a fare paura.

di Giacomo Fagiolini