Bari: un altro attentato alla libertà di informazione

Non molto tempo a Roma fa abbiamo assistito all’aggressione dei giornalisti del programma Rai “Nemo” da parte di Roberto Spada, attualmente recluso nel penitenziario di massima sicurezza di Tolmezzo.

Lo scorso 9 febbraio, invece, è stata la volta dell’inviata del Tg 1 Mariagrazia Mazzola. La giornalista era a Bari per intervistare Monica Laera, moglie del boss Lorenzo Caldarola. Quest’ultima, oltre a rifiutare l’intervista, ha dato un violento schiaffo alla donna, facendola finire al Pronto Soccorso.

Nonostante la signora Laera abbia inizialmente negato l’aggressione, la giornalista indossava delle microcamere nascoste che hanno immortalato il tutto.

Un fatto gravissimo, questo, che dimostra ancora una volta quanto il giornalismo di inchiesta abbia la necessità di essere tutelato e portato in alto da tutti, perché il vero giornalismo è quello che incute timore e paura a chi sa di non essere a posto con la coscienza, a chi sa di essere nel torto, dalla parte sbagliata.

Più saranno i giornalisti che decideranno di intraprendere la strada delle inchieste, soprattutto di quelle anti-mafia, più i casi di aggressione diminuiranno. Perché diciamocelo, siamo tutti bravi a parlare di gossip, di Sanremo e dell’Isola dei Famosi, ma pochi hanno gli attributi per sfiorare l’argomento “mafie”. Già, gli attributi. Chi sceglie di occuparsi di argomenti del genere sa che dovrà prendersi tutte le responsabilità, ma soprattutto aspettarsi ogni tipo di conseguenza o reazione della parte lesa, senza che nessuno faccia nulla per impedirlo.

In Italia ci sono centinaia di giornalisti che vengono sistematicamente e puntualmente minacciati dalle mafie, ma sono completamente abbandonati dallo Stato. Ricordiamoci che non tutti sono Saviano, che esistono dei giornalisti “anonimi” che non hanno scritto dei bestsellers ma, nel loro piccolo, hanno cercato di combattere la malavita attraverso la denuncia ed ora non sono più qui a testimoniarlo, o sono costretti a temere ogni giorno per la propria vita e di quella della propria famiglia. Non per tutti viene messa a disposizione una scorta, un’auto che faccia la ronda o un agente.

Mariagrazia è stata aggredita in un quartiere di Bari che si chiama “Libertà”, e questo ci fa anche un po’ sorridere, dal momento che l’informazione dovrebbe essere libera sempre, ma non lo è quasi mai perché i giornalisti hanno paura di fare il loro lavoro.

di Ludovica Morico

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