Nelle guerre dimenticate, ogni due giorni in Yemen un bambino è vittima di mine

Nel rapporto “Ad ogni passo un rischio” di Save the Children, negli ultimi 4 anni sono triplicati i minori colpiti da ordigni inesplosi. La petizione al governo: perseguire i crimini e stanziare aiuti.

E così lo scorso ottobre Maha, 10 anni, di Taiz, ha calpestato una mina mentre raccoglieva la legna da ardere insieme a sua sorella. Portata in ospedale, Maha (nome di fantasia per proteggere almeno la sua privacy), ha perso l’occhio sinistro e la mano destra. Sua sorella, 16 anni, ha subito gravi ferite ad entrambe le gambe.

«Se dovessi raffigurare la guerra, disegnerei mani amputate, occhi feriti, persone che camminano con le stampelle», racconta Maha. La sua storia è una delle tante che si ripetono continuamente in Yemen.

Eppure è una di quelle guerre di cui si parla pochissimo ma che continua a massacrare civili tra cui una marea di minori.

In media un bambino viene ucciso o ferito gravemente ogni due giorni da mine o altri ordigni eplosivi.

Dopo otto anni di conflitto, il Rapporto di Save the Children, ricorda che sono i più piccoli a pagare il prezzo più pesante.

Secondo la nuova analisi dell’Organizzazione – sul periodo che va da gennaio 2018 a novembre 2022 – il numero di bambini vittime di violenza armata diretta, causata da attacchi aerei, bombardamenti o fuoco incrociato, è complessivamente diminuito dal 2018, ma i bambini feriti da ordigni esplosivi sono aumentati: da uno ogni cinque giorni nel 2018 a uno ogni due nel 2022. E la percentuale di feriti e morti tra i bambini causati da ordigni esplosivi è aumentata paradossalmente durante i sei mesi di tregua mediati dalle Nazioni Unite l’anno scorso, quando le famiglie sono potute tornare a casa nei territori che erano stati campi di battaglia.

I bambini in Yemen rischiano di imbattersi in mine e residuati bellici esplosivi mentre giocano, raccolgono la legna da ardere, acqua o si occupano del bestiame anche perché non sanno identificarli.

Decenni di ripetuti conflitti armati hanno lasciato in Yemen una devastante eredità di ordigni esplosivi e con il sistema sanitario sull’orlo del collasso, i bambini feriti non hanno accesso alle cure a lungo termine per recuperare la mobilità, tornare a scuola e reintegrarsi.

Jihad, volontario dell’organizzazione a Taiz, anni fa ha calpestato una mina e ha una protesi alla gamba. Ora mette a disposizione la sua esperienza per aiutare i bambini a vivere senza rinunciare ai loro obiettivi.

«Abbiamo iscritto Maha e sua sorella al nostro programma di sostegno psicosociale» racconta Jihad, che sta aiutando la famiglia. Le lesioni più comuni comprendono l’amputazione degli arti superiori o inferiori, la perdita della vista o dell’udito, disabilità permanenti a causa di lesioni alla colonna vertebrale. Senza contare le conseguenze psicologiche: difficoltà a dormire, paura e ansia.

Save the Children chiede a tutte le parti in conflitto di proteggere i bambini: abbandonando l’uso delle mine, bonificando le aree minate, sensibilizzando le comunità sui rischi. L’ong – che lavora in Yemen da 60 anni – esorta i donatori a finanziare completamente il Piano di risposta umanitaria per lo Yemen, che ammonta a 4,3 miliardi di dollari, a stanziare risorse per la salute mentale e il supporto psicosociale per i bambini e a far sì che i responsabili rispondano delle loro azioni.

La campagna “Bambini sotto attacco” di Save the Children prevede anche una petizione al Governo italiano per ampliare la giurisdizione universale al fine di perseguire i responsabili di gravi violazioni dei loro diritti in qualsiasi parte del mondo, documentare i crimini contro i minori e stanziare risorse per rafforzare i meccanismi esistenti.

Ma c’è anche da dire che con questa campagna “Bambini sotto attacco”, Save the Children Italia è anche tra le prime organizzazioni no profit a entrare nel Metaverso, grazie alla collaborazione con la società Coderblock.

In altre parole l’Ong racconta ai visitatori le storie dei bambini in zone di conflitto. Cliccando su “Entra nella casa di Save The Children (coderblock.com), si potrà accedere da pc, creare il proprio avatar in 3D e interagire con diversi contenuti multimediali legati alla campagna.

Un’esperienza inusuale che però permette di rendersi conto della realtà di cui si vorrebbe parlare da anni ma di cui ci si dimentica di raccontare, perché ci sono guerre di serie A e guerre di serie B.

Ci sarà forse un attimo, un momento, un tempo in cui noi tutti riusciremmo a comprendere che sempre, in ogni parte della terra, la guerra vuol dire morte, distruzione, terrore e che gli uomini e i bambini sono uguali ovunque, in ogni parte di questo terribile pianeta che neanche guarda più chi ha solo avuto la sventura di nascere dalla parte sbagliata del mondo.

Stefania Lastoria