ER MISTER, SOR CARLETTO
“A regazzi’, se lo rifai te do na pizza…”
E te la davano, ogni tanto, i Mister.
Forte, a mano aperta, paterna, che non faceva male però impressionava, restava impressa ma era piena di bonomìa, di cuore, di bene, di cura.
Oggi non si potrebbe fare più.
Capirai, arriverebbero subito i comitati dei diritti umani violati…
Forse è anche più giusto così, certamente più corretto.
Carlo Mazzone non era “politicamente corretto”, aveva un suo codice autentico, unico: allenava alla vecchia maniera italiana di una volta, quella che c’ha fatto vincere più mondiali di quasi tutti gli altri: compatti dietro, ali veloci, pochi passaggi in verticale, si riparte e si vince quando lo si fa fatto per bene.
Pochi concetti, poche idee chiare: formare uomini, formare il carattere è fondamentale, e Mazzone l’ha saputo fare come pochissimi: gliel’hanno riconosciuto alcuni tra i migliori interpreti del calcio di tutti i tempi.
È stato il primo allenatore che io ricordi della Roma, quando andavamo allo stadio con mio padre, per questo gli voglio molto bene.
Sul suo valore come uomo e allenatore, ho sempre pensato che se Roberto Baggio, Pep Guardiola e Francesco Totti dicono di te che per loro sei un padre, allora la tua storia parla per te, non servono parole.
Viviamo un tempo dove la figura paterna è in una crisi epocale.
La paternità che Mazzone, con semplicità, ha saputo incarnare, credo abbia un grande, grandissimo valore, che trascende lo sport.
Giacomo Fagiolini