Corea del Nord, si torna a parlare di guerra nucleare

Anche se la situazione coreana è estremamente seria, non c’è niente di serio in tutto questo. C’è, anzi, molto di paradossale.
L’America con Trump, dopo la “pazienza strategica” di Obama, è tornata a ricoprire il ruolo di gangster internazionale. Dall’altra parte il regime di Pyongyang afferma di essere pronto a spazzare via gli americani dalla faccia della terra.
L’atteggiamento della Corea del Nord sembra molto più folle di quello che è effettivamente. In realtà, si comporta in maniera piuttosto razionale. Razionale non è un sinonimo di giusto, si sta, infatti, parlando sempre di un paese tra i più pericolosi e repressivi sul piano delle libertà personali.
Difatti, i coreani hanno ancora sentore dei bombardamenti americani durante quella guerra di Corea, che non è mai ufficialmente finita. Kim Yong-un sa bene che mostrare i muscoli attraverso i sempre più sfrontati test missilistici è una delle poche armi in suo possesso.
La deterrenza nucleare è stato probabilmente il motivo per cui gli Stati Uniti non hanno mai deciso di attaccare lo stato asiatico.
Il regime comunista sa, anche, che difficilmente un bombardamento aereo sarebbe in grado distruggere i suoi dispositivi nucleari che sono, probabilmente, nascosti in bunker sotterranei e sparpagliati in più punti.
Quasi per paradosso, il più imprevedibile tra i protagonisti della questione è il presidente americano Trump. Dopo aver sganciato per la prima volta la Moab (la “Madre di tutte le bombe” come è conosciuta in gergo militare) sull’Afghanistan, ha inviato in direzione della Corea del Nord una flotta navale guidata dalla portaerei “Vinson”. Anche nella dialettica del Presidente e degli uomini della sua amministrazione la guerra nucleare è stato sdoganata.
La sua retorica da bullo potrebbe essere una tattica politica per nascondere le sue beghe interne, eppure il fatto che si sia tornati a parlare di bombe sganciate o anche solo minacciate con una così tale leggerezza dovrebbe preoccupare tutte le persone mentalmente sane. In questo senso, l’ennesimo silenzio dell’Europa sulla vicenda è sempre più assordante.
Trump farebbe bene a tornare indietro con la memoria e prendere spunto da ciò che lui stesso affermò in campagna elettorale, e cioè che avrebbe parlato con Kim Yong-un. Riprendere i dialoghi interrotti da anni con l’aiuto della Cina è l’unica soluzione a questa vicenda. Il dialogo è sempre l’unica soluzione. Anche se non gradirebbe l’eventualità di una Corea unita, la Cina è l’unica che può fare pressioni sul regime nordcoreano. L’economia energetica di Pyongyang è dipendente da Pechino, e guardando al passato recente, le volte che la Nord Corea aveva deciso di interrompere il suo programma nucleare sono state quello in cui era stata costretta da crisi economiche interne.
Quindi una politica che funziona e un’alternativa alla guerra c’è sempre

di Pierfrancesco Zinilli

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