L’Europa svolta a bastardestra
La mera analisi numerica dice che dalle elezioni europee la maggioranza dei voti e dei seggi spetta ancora a quella storica area di centro euro-fondativa, comprendente cattolici, liberali e socialisti. I primi soprattutto, i secondi e terzi in vistoso declino. Una rinnovata Ursula Von der Leyen, o revocata, ma per altra figura sempre d’identica maggioranza, dovrebbe continuare a guidare il continente. L’analisi di senso politico, però, ci avverte che i numeri sono del tutto insufficienti a renderci il suolo e il sottosuolo della realtà. L’Europa, infatti, si è retta sempre su l’asse portante Germania-Francia. E proprio questo è stato scardinato dalle elezioni dell’8 e 9 giugno 2024. La Germania con l’ascesa al secondo posto di Alternative für Deutschland, Afd, il partito di estrema destra con vene varicose naziste. Con i 15 seggi incassati, è sopra ormai sia ai Socialdemocratici dell’SPD (14), sia ai Grünen, Verdi (12). In Francia, Marine Le Pen sfonda il muro dell’antifascismo che le aveva sempre impedito di vincere e costringe Macron a un azzardo politico a elevatissimo rischio. Con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e la convocazione il prossimo 30 giugno delle elezioni politiche generali, il Presidente francese disperatamente tenta di togliere il pallino dalle mani della sua avversaria, offrendole però al contempo la possibilità di infilare un filotto definitivo.
Marine Le Pen, comunque, ha già proposto un unico raggruppamento di tutte le destre nel parlamento europeo. Che Giorgia Meloni e il suo partito aderiscano o meno a tale gruppo, resta il fatto che esso rappresenta la mossa politica per lei più coerente con il senso del voto. Nel poligono delle forze in gioco, infatti, il bilanciamento dei pesi non può che pendere a destra, se essa si configura in compatta massa gravitazionale. Storicamente liberali e catto-centristi sono stati sempre così sensibili alle ascese autoritarie e dittatoriali di destra, tanto da diventarne il loro veicolo privilegiato. Lo vediamo proprio in Francia. Qui Éric Ciotti, presidente del Parti Républicain, annuncia di schierarsi con il Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, nelle prossime elezioni politiche del 30 giugno e nel ballottaggio del 7 luglio. Un vero e proprio pilastro, plinto in super cemento armato storico viene scardinato alle sue fondamenta. Fondamente gettate ed erette dallo stesso Generale Charles De Gaulle, anima, padre e presidente francese per eccellenza della patria francese. Il suo interdetto verso la destra fascista e sovranista non è mai stato messo in discussione dai vari schieramenti repubblicani e liberali scaturiti dalla sua eredità. Schieramenti che hanno governato la Francia in alternativa politica sì ai socialisti, ma pur sempre lealmente insieme a loro attorno quel sacro patto costituzionale fondativo. Ciotti è stato espulso dal partito, ma lui ha dichiarato nulla l’espulsione, annunciando comunque l’appoggio elettorale di almeno 80 parlamentari repubblicani alla lista lepeniana.
C’è inoltre da considerare che l’Unione Europea si articola – oltre che sul Parlamento – in alcune altre istituzioni centrali. Sono il Consiglio Europeo, composto direttamente dai capi di Stato o di Governo delle nazioni aderenti. Il Consiglio dell’Unione Europea, nel quale siedono i Ministri dei vari Stati. La Commissione Europea, presieduta fino a ora da Ursula von del Leyen, è l’organo esecutivo e promotore legislativo, composto da un rappresentante per ogni Stato, detto Commissario (Paolo Gentiloni è quello italiano in uscita). Già questi tre livelli contano molto più del Parlamento Europeo. Se poi aggiungiamo la Corte di Giustizia, la Corte dei conti, e – soprattutto – la Banca Centrale Europea, BCE, ci rendiamo conto quanto il governo politico reale se non sarà del tutto di destra, non sarà neanche del tutto di centro, ma si configura come ircocervo che definiamo non di centro-destra, ma di bastardestra.
La definizione che proponiamo risulta più aderente a un dato ormai strutturale, cui hanno contribuito e continuano a farlo anche le famiglie storiche socialiste e progressiste. Anzi, proprio queste ultime, nella loro complessità e contraddittorietà di posizioni e organizzazioni, sembrano non avere più alcuna possibilità di ridefinirsi per rilanciarsi strategicamente. Un processo che investe non solo l’Europa, ma tutto l’Occidente. Negli Stati Uniti, come in America Latina e altrove. Il declino della politica, della democrazia sembra il destino, la destinazione, la stazione d’arrivo del lungo cammino della civiltà occidentale. Dalle sue radici nel pensiero filosofico dell’antica Grecia ai suoi esisti tecno-scientifici nella contemporaneità. A questo proposito qualcuno disse che: Ormai solo un dio ci può salvare. Forse, però, c’è ancora la possibilità della visione di una civiltà diversa dentro lo sguardo della nostra coscienza. Visione il cui primo colpo d’occhio non può che riguardare lo stato ambientale critico della Terra, per riconfigurarne l’intera scala di giustizia esistenziale tra tutti i suoi esseri e aspetti.
Riccardo Tavani