La bellezza del tempo storto

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, là si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità….e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima…È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in donne e uomini non si insinui più l’abitudine alla rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Sono le parole di Peppino Impastato ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Ma sono anche le parole cantate da Galoni, nel concerto di chiusura di Borgo Rock Festival di Fiano Romano. Un concerto incredibile, stravagante, intenso, in cui la band di Galoni ha dato il meglio, sprizzando sudore di gioia, trasmettendola ad un pubblico che non ha smesso di applaudire. Un autore sincero, onesto, con sé stesso e con i presenti, Galoni ha donato la gioia di riscoprire la “bellezza” anche dentro le brutture della vita. Lo ha fatto mettendoci l’anima, suonando da solista e in gruppo, ma senza prevaricare, dividendo lo spazio con i suoi due compagni di strada, il tastierista e il batterista, (a loro chiedo scusa di non ricordare i nomi ndr)deponendo nei cuori del pubblico la dolcezza, accompagnata da note in armonia con la luna piena sovrastante il palco.

Il valore di ogni gesto, commisurato alla umanità propria di lui e di tutti coloro che applaudivano sotto il palco. Gesti reali, non simbolici ma concreti, come a voler sottolineare: ci siamo, siamo qui, nessuno si sente escluso, ma tutti si sentano parte di una grande famiglia che abbraccia la musica.

Galoni il cantautore che scrive la realtà dei sogni, trasformando il poesia anche le brutture che compiono sui nostri orizzonti. I suoi testi sono ricercati ma umili, sofferti ma gioiosi, versi da brividi, essenziali, magici, incantevoli. La percezione di essere all’ascolto di “buoni propositi” quotidiani che quando accadono ci permettono di resistere alla banalità della vita. Ama ripetere “siccome io nella vita ho deciso che devo prendere una laurea in frantumazione di parti basse e luoghi comuni, accetto la sfida” e ci riesce bene a frantumare i luoghi comuni, ricomponendo l’essenziale con i valori etici della vita e della condivisione. Immaginiamo i suoi pensieri, mentre scrive, o mentre arrangia i suoi testi, immaginiamo l’intensità con cui capovolge la banalità trasformando ogni cosa in energia vitale per sé e per chi ascolta. Galoni è gioia di vivere nei quartieri dell’immaginario dove si consuma la quotidianità e in molti non ci intravedono la bellezza. L’uso delle parole per invertire l’uso manipolatori dei media, per uscire dai luoghi comuni, per tornare a sognare ed amare. Si, amare tutto ciò che ci circonda, suonando e cantando, ma più di tutto il miracolo avviene quando gli spettatori si alzano e si mettono sotto al palco a cantare insieme. Quando lui, Galoni, dice: “ spegniamo tutto, torniamo alle origini, cantiamo senza luci, amplificazione e microfono.” Cantiamo insieme, tutti in coro, la bellezza della vita, in questo concerto sotto la luna piena del Borgo Rock Festival.

Claudio Caldarelli