Bangladesh, Terra di sangue e repressione
Ormai è passato quasi un mese da quando sono cominciate le pacifiche proteste, all’interno di campus universitari, da parte degli studenti del Bangladesh.
Ma com’è possibile che da delle proteste pacifiche, siamo arrivati a contare centinaia di morti, in seguito agli scontri con le autorità?
Per prima cosa, è importante capire il motivo di queste manifestazioni, nate dal dissenso nei confronti del sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico. Questo infatti, viene considerato da molti discriminatorio e non meritocratico.
In Bangladesh vige un pesante clima di discriminazione nei confronti di minoranze, sia religiose che etniche, che non sembra essere ostacolato dal governo attuale. Inoltre la discriminazione comprende anche la figura della donna, che troppo spesso si ritrova a subire casi di violenza domestica. È persino un’usanza gettare acido corrosivo in faccia alla componente femminile della coppia, che si ritrova poi abbandonata all’isolamento sociale. Secondo uno studio nel decennio 1999-2009 almeno il 68% dei sopravvissuti ad attacchi con acido erano donne o ragazze.
Il nome che sembra celarsi dietro questo stato di ingiustizia sembra essere quello di Sheikh Hasina Wazed, l’attuale prima ministra del Bangladesh. Infatti da quando, nel 2009 è salita al potere, il Bangladesh ha subito un forte arretramento democratico caratterizzato da clamorosi brogli elettorali, rapimenti di oppositori politici e repressione del dissenso.
Queste sono le tematiche che ci portano agli avvenimenti delle ultime settimane, infatti la repressione del dissenso di cui è accusata la Prima Ministra Bengalese sta venendo attuata in maniera brutale ai danni dei cittadini. Ad oggi si contano 170 morti, tra cui un elevato numero di donne e bambini.
L’obiettivo dei manifestanti era quello di impedire una riforma che ripristinerebbe corsie preferenziali nell’impiego nella pubblica amministrazione, col 30 per cento dei posti di lavoro assegnati ai figli dei veterani della guerra d’indipendenza del 1971: un provvedimento percepito in favore dei sostenitori del partito al potere.
La risposta da parte della Prima Ministra è stata istituire un coprifuoco e schierare nelle strade l’esercito e squadracce della Bangladesh Chatra League, una milizia civile affiliata al partito al potere.
Come al solito, le figure di potere ignorano le voci dei propri concittadini, e in questo caso, hanno optato per un’azione violenta nei confronti delle persone che dovrebbero rappresentare.
Una volta imposto il divieto di manifestare, la Prima Ministra, probabilmente ha pensato che la situazione si calmerà. Ma quello che si è potuto vedere in questi giorni, sono battaglie disperate da parte di persone, stanche di essere valutate cittadini di serie B, solo per avere una religione diversa o appartenere ad una particolare etnia.
Tante associazioni si sono schierate a favore dei protestanti, come Amnesty International, e si spera che il Governo possa essere accusato e punito per i crimini commessi.
Prima che scorra altro sangue, prima che sia troppo tardi.
Luca Baldi