Il recupero dei migranti da parte delle ONG. La salvezza dei migranti in mare

Alla fine, la colpa è delle ONG. Tutto perchè un procuratore ha infilato in un’intervista la sua bella serie di frasi fatte, ipotesi, supposizioni, ecc., poi abilmente rilanciate dai nostri politici e adesso sulla bocca di tutti. Del resto, siamo in periodo di compilazione del 730, e scommettiamo che questa campagna diffamatoria contro il terzo settore finirà per avere influssi negativi sui numeri del 5xmille. Che, è bene ricordare, è una donazione a carico dello Stato. Il cittadino esprime solo la preferenza su quale soggetto dovrà essere beneficiario della suddetta quota Irpef. Molti, appunto, la destinano alle organizzazioni non-profit, ma dopo le parole di Zuccaro a qualcuno potrebbe venire il braccino corto e scegliere di non scegliere. Perchè “di queste ONG non c’è da fidarsi”, è il mantra ricorrente. Esemplare il caso di Chris e Regina Catambrione, fondatori del Moas (Migrant Offshore Aid Station). Moglie e marito miliardari che salvano vite nel Mediterraneo con la loro barca privata: due anni fa per la stampa erano eroi, oggi novelli Bonnie & Clyde collusi con gli scafisti. Ce n’è di che riflettere su come giornali e TV plagino le menti. Adesso il problema sono i volontari che salvano i poveracci da morte certa facendo quello che dovrebbero fare gli stati, e non gli stessi stati che non si mettono d’accordo neppure sulla ripartizione dei migranti che stanno qui da anni. Ma la delegittimazione parte dall’alto. Dai dossier scritti nelle stanze di Frontex, diretta non a caso da Fabrice Leggeri, funzionario francese imposto dai quattro paesi del gruppo di Visegràd. Frontex è l’agenzia europea per la guardia di frontiera e costiera. E il suo comando operativo è…a Varsavia. Nota città affacciata sul Mediterraneo. Forse era meglio un’agenzia per il controllo solo delle coste. E forse era meglio Mare Nostrum, che almeno i migranti provava a salvarli.

di Valerio Di Marco

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