Lotta alle mafie

“È sui diritti negati che mafie e criminalità agiscono per legittimarsi e rafforzare il proprio potere, soprattutto in alcune aree del nostro Paese e in alcuni quartieri, dove le istituzioni faticano a dare risposte ai bisogni concreti delle persone, in una dinamica perversa che genera consenso e assoggettamento”.

Inizia così il comunicato di Libera nel denunciare i rischi, correlati alla presa di potere sui territori, dalla mafia. Povertà e disuguaglianze: quando le mafie hanno gioco facile. Viene sottolineata la pericolosità quotidiana su interi quartieri dove le istituzioni faticano ad essere presenti con proposte concrete di riqualificazione di spazi e di impegni a favore delle persone disagiate.

L’impegno di Libera per ribaltare il paradigma rispetto ai modelli sociali ed economici attualmente dominanti (consumismo, capitalismo, avidità, profitto) che si basano sulle disuguaglianze e che le riproducono. Occorre rispondere alle necessità e ai bisogni di ogni persona e di ogni comunità, garantendo dignità e diritti per tutti. Sono sempre di più le persone lasciate sole, senza protezioni sociali, senza un minimo di reddito, senza speranza, cadono in mano alle mafie e alla criminalità. Su questi terreni c’è stato l’impegno di tante vittime innocenti come don Pino Puglisi, prima vittima di mafia riconosciuta come martire dalla Chiesa cattolica, ucciso a Palermo il 15 settembre del 1993 e beatificato il 25 maggio del 2013. Libera ricorda anche Placido Rizzotto, che da giovanissimo, si era arruolato tra le file dei partigiani partecipando alla Resistenza contro il nazi-fascismo. Tornato in Sicilia aveva partecipato attivamente alle lotte contadine contro il latifondo e i proprietari terrieri. Chiedeva la terra per i braccianti, fino ad allora considerati schiavi senza nessun titolo. Placido Rizzotto lottava con i contadini per la terra. Per coltivare la terra ed avere il raccolto con cui sfamarsi. Fu assassinato a Corleone il 10 marzo 1948. Ma c’è anche Antonio Esposito Ferraioli, cuoco nelle cucine della Fatme, una grande fabbrica gestita dalla multinazionale Pagani, in provincia di Salerno. Un sindacalista, un operaio, un attivista che lottava per i diritti negati dei lavoratori e delle lavoratrici. Organizzò le lotte operaie nella fabbrica. Fu ucciso dalla camorra a soli 27 anni, il 30 agosto del 1978. Ci sono tantissimi esempi di donne e uomini uccisi dalle mafie solo perché lottavano per i diritti negati. Libera, l’associazione fondata da don Ciotti li ricorda tutti, uno ad uno. Come ricorda tutte le vittime delle mafie, proteggendo i loro familiari, donando loro speranza di una vita dignitosa. Grazie all’impegno di quanti collaborano, agiscono, si mobilitano con Libera, la speranza che le mafie si possono battere è concreta e reale. Ognuno di noi può fare la differenza. Ognuno di noi può fare la sua parte. Noi ci siamo organizzati con l’Osservatori Legalità Valle del Tevere, saremo presenti sul territorio, saremo attivi, per non dimenticare il sacrificio di quanti hanno dato la vita per la legalità.

Claudio Caldarelli

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