Non sarà uno sputo a incollare i cocci del mondo

È uno scatarro, per di più intriso di petrolio, il risultato di Cop29, ossia la 29ª Conferenza delle Nazioni Unite sul clima.  Sputo intriso di petrolio, perché ha avuto luogo a Baku, una capitalemondiale del petrolio, oltre che dell’Azerbaijan. Iniziata lo scorso 11 novembre, doveva chiudersi venerdì 22, ma alla fine della giornata non era stata raggiunto nessun risultato. Sono andati avanti tutto il successivo sabato 23, e poi anche la notte, fino all’alba del 24. Alla fine hanno proclamato: “Habemus Sputum!”. Un accordo incollato con lo sputo. Non è stato infatti al ribasso, ma al collasso. Un grande scatarro in faccia a tutto il vivente, il sensiente, l’esistente planetario.

Lo hanno chiamato compromesso sulla finanza climatica, ma in realtà è un accordo cesso, rovesciato con tutto il suo liquame ferale, soprattutto su Paesi più poveri e più colpiti dai cambiamenti climatici, in termini di catastrofi e migrazioni. Hanno stanziato appena 300 miliardi di dollari l’anno, quando già a Cop15, nel 2009 a Copenaghen, se ne erano stanziati 100 di miliardi annui. La richiesta di quei Paesi è però di 1300 miliardi annui: una differenza abissale. Energy Transitions Commission, una coalizione internazionale di studiosi e operatori leader nel settore energetico, calcola che occorrono 900 miliardi l’anno, ai fini di contenere entro +2 gradi l’aumento di temperatura nei soliPaesi in via di sviluppo. Questo perché la situazione mondiale non può che peggiorare in assenza di un sostanziosi piano di investimenti, incentivi, disincentivi, compensi per la produzione di sistemi a energie rinnovabili e la chiusura di quelli fossili, comepetrolio e carbone. Questi ultimi, infatti, sono quelli più alla portata per uno sviluppo economico ne Paesi maggiormentepoveri e colpiti. Non è possibile non finanziare fonti e sistemi produttivi eco-compatibili in quelle aree, pretendendo che essirinuncino a una qualsiasi possibilità di crescita che ne alleggerisca le condizioni di vita, e per non costringerli a migrazioni economiche e climatiche di massa.  

I rilevanti obiettivi di Cop21 del 2015 a Parigi sono ormai tramontati. Insieme a essi quelli del Green Deal, rimasti nel buio del ventre materno, ma mai davvero nati alla luce d’Occidente.Con la pandemia prima e il finanziamento delle guerre in corso, l’Europa, che si era eletta a leader mondiale delle politiche ecologiche, ha finito per intonare anch’essa il De profundis. Mentre guerre e pandemie, in primis quella incombente dell’aviaria, intonato gioiose il Gloria Patri. Donald Trump, che già alla sua prima elezione aveva disdetto gli accordi di Parigi, ora torna a splendere come presidente dell’impero americano, profondendo di buia luce negazionista la corona di Stati e di leader sovranisti che si metterà dentro il cervello più che sulla testa, al fine di convincere il pianeta a lasciarsi ancora sbracare docilmente, magari anche con l’aiuto di qualche ordigno nucleare, vintage o neo digitale che sia.

La contraddizione si mostra al suo stadio più elevato. La tecno-scienza umana deviata, finanziata per essere messa al servizio della distruzione naturale – e dunque anche umana –, mentre sarebbe già ora in grado, e molto di più nell’immediato futuro, di attenuare, se non addirittura di risolvere i gravi problemi di salute, fame, sete, inquinamento, scompensi economici e tecnologici che affliggono il mondo. Si finanzia la scienza, e ci si affida a essa, per aumentare il potenziale bellico ed estrattivo-distruttivo della natura, togliendo così da sotto i piedi della stessa scienza il suo stesso futuro. Si demolisce, infatti, la base planetaria vivente sopra la quale essa può espandere tutto il suo potenziale nel porsi degli scopi e progettare i mezzi tecnologici atti a risolverli. Altro che finanza climatica, qui ci troviamo a un fall-out, a una immane ricaduta tossica della più tradizionale logica del profitto, che vede la sua massima possibilità di ottimizzazione proprio nei più grandi e costosi apparati bellici di distruzione, come nei mezzi industriali di fabbricazione ed estrazione. A finanziarli, infatti, sono le casse dello Stato, ossia le tasche, il debito, la colpa di essere nato di ogni singolo cittadino. Non a caso in tedesco colpa e debito discendono da un’identica radice semantica: Schuld e Schulden.

Antonio Gramsci scrive nei suoi anni di carcere che il Partito è il moderno Principe, preconizzato da Niccolò Machiavelli. E in una celebre intervista del 1966 Martin Heidegger afferma: Ormai solo un Dio ci può salvare. Questo mondo, però, continua a ritrovarsi totalmente sguarnito dell’uno e dell’altro. C’è solo un’amicizia possibile, che, come quella evocata da Epicuro, percorre danzando la Terra. È quella tra ecologia e scienza liberatasidall’orpello ideologico e materiale del profitto. Per entrambe l’appello non è quello di sputare per incollare i calcinacci tossici del mondo, ma quello di svegliarsi e aprire gli occhi sulla felicità.

Riccardo Tavani