2024 l’anno più bollente di Antropocene
Nonostante l’imperversante moda della negazione, come cifra caratterizzante l’epoca, i report delle principali agenzie scientifiche internazionali parlano chiaro in maniera fortemente convergente: il 2024 è finora l’anno più caldo dal periodo detto preindustriale, ossia quello che va dal 1850 al 1900. Lo attestano le recenti ricerche di Copernicus Clime Change Service, Nasa, National Oceanic Atmospheric Administration, e pubblicazioni su riviste come Limnology Oceanic Letters, e la rinomata Science. Il livello di 1,5 gradi centigradi di aumento è stato superato per almeno 11 mesi dell’anno appena passato. Un grado e mezzo è appunto il livello inderogabile da non superare fissato dalla conferenza sul clima Cop 21, svoltasi a Parigi nel 2015. Ossia, in dieci anni non solo non si è fatto nulla, ma si è pericolosamente peggiorata la situazione. E si continuerà a peggiorarlo.
Il clima politico internazionale, infatti, continuerà a far crescere il surriscaldamento del clima ambientale planetario. L’elezione del presidente Trump, in veste di neo imperatore mondiale, come già fatto nel suo primo mandato, tornerà a disdire gli accordi di Parigi che Biden aveva ristabilito. Il programma trumpiano racchiuso nello slogan Make America Great Again, Maga, sarà dunque quello di totale consenso e anzi incentivazione istituzionale al pieno, brutale stupro estrattivo del pianeta. La sempre più spinta informatizzazione della produzione, distribuzione e comunicazione commerciale, vedi Intelligenza Artificiale, comporta già ora un aumento spaventoso di fabbisogno energetico. In America ci sono interi villaggi con palazzine di diversi piani abitate non da umani, ma da grandi armadi elettronici digitalizzati in funzione permanente 24 ore. Questi non solo succhiano crescenti quote di energia, ma producono altrettanto surriscaldamento elettrico da raffreddare con ulteriore energia in forma di acqua, aria o altri sistemi per abbassarne la temperatura. L’accaparramento di energia o risorse, materie prime per la sua produzione, è già da tempo un fattore strategico geo-politico centrale. In altre parole di controllo, pressione e intervento militare sulle aree geografiche più cruciali. Per questo la politica di dominio neo imperiale e neo coloniale continuerà a rafforzare, perfezionare e usare su scala mondiale i suoi sempre più avanzati sistemi bellici tecno-scientifici. Tra le devastanti guerre in atto nel mondo non ci sono quelle a noi più vicine, ossia Ucraina, Gaza e ormai tutto il Medio Oriente, Cisgiordania, Libano e Siria. E anche l’Iran è ormai vicino all’occhio del ciclone Trump. Ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare le guerre in Sudan, Congo, e le situazioni in Afghanistan e Rohingya.
Nel nostro articolo Antropocene: odio, guerra, distruzione della Terra, proprio del gennaio 2024, sono elencati i costi economici e soprattutto ambientali, climatici non solo delle guerre in atto, ma dei sistemi militari in sé, anche quando sono fermi, non in attività bellica. La tendenza, però, è che saranno sempre meno fermi, e anzi in crescente crisi da follia clinico-parossistica. E il termometro della febbre da surriscaldamento umano-ambientale, dopo aver superato il grado e mezzo, avvicinarsi conseguentemente ai 2 gradi. I report delle agenzie e delle riviste scientifiche indicate all’inizio, oltre a rilevare i dati clinici oggettivi di questa febbre, ne illustrano le devastanti conseguenze su concreti aspetti e situazioni, zone vitali planetarie
Questi centri di rigorosa ricerca scientifica sembrano configurarsi ormai quali unici oppositori alla prepotente spinta politica negazionista. Spinta finalizzata al mantenimento di un mero reperto davvero archeologico-ideologico del secolo passato. Parliamo del profitto capitalistico. La protezione dell’equilibrio ambientale, infatti, ha un costo. Ma la priorità assoluta del profitto – senza la quale esso non sarebbe tale – è quella di non poter essere intaccato da qualsivoglia altra decurtazione, o spesa non finalizzata allo scopo di un suo ulteriore accumulo. La finalità della scienza non è e non può essere questa. E anzi il degrado e la messa a rischio della vita sulla Terra minaccia anche essa. Le toglie da sotto i piedi la stessa base materiale su cui continuare a svilupparsi al fine della soluzione, ormai scientificamente conseguibile, di grandi problemi e crisi planetarie. Così che questi report non sono che l’avvisaglia di una contraddizione tra scienza e profitto desinata ad allargarsi
Riccardo Tavani