La memoria smemorata
Come ogni anno il mondo occidentale ha ricordato il giorno in cui si aprirono i cancelli di Aushwitz, e gli occhi del mondo, sul tentativo di sterminio di un intero popolo da parte del mostruoso regime nazista. Più di sei milioni di esseri umani di religione ebraica, oltre ad altre minoranze, furono assassinati per ordine di un pazzo criminale coadiuvato da altri folli di uguale ferocia. Provenivano in gran parte dalla “Zona di residenza”*, territorio istituito da Caterina la Grande nell’ex impero zarista, che va dalla Lituania alla Crimea, in cui venivano confinati gli Ebrei russi; oltre tre milioni dalla sola Polonia.
Come ogni anno si cerca di fare ammenda della colpevole disattenzione che ha fatto non vedere quel che stava avvenendo nei campi di sterminio.
Non è vero che nessuno sapeva. Già a metà del 1942 il presidente statunitense Roosevelt era a conoscenza di quanto avveniva ad Auschwitz, grazie a foto aeree, testimonianze di persone evase e tramite rapporti di agenti del governo polacco in esilio, come Jan Karski. Qualcuno sapeva, ed i Hitler stesso, il 30 gennaio 1942, manifestò alla folla radunata al Palazzo dello Sport a Berlino e al mondo, le sue intenzioni. Forse non ne era stata compresa la dimensione e le modalità, e noi, gli eredi di quella generazione, scontiamo un senso di colpa nei confronti del popolo ebraico per la colpevole indifferenza.
Senso di colpa che ha contribuito, anche se non determinato, e favorito la nascita dello stato israeliano che doveva assolvere la funzione di offrire un rifugio ed una patria ad un popolo perseguitato, e dare soluzione al supposto problema ebraico. Certamente ci sono stati, e ci sono, interessi strategici del mondo occidentale che hanno condizionato lo sviluppo dello Stato di Israele ma, di fatto, oggi rappresenta non “un avamposto della civiltà occidentale in Asia”, come scrisse ed auspicava uno dei fondatori del sionismo Theodor Herzl in “ Der Judenstaat” (Lo stato ebraico), ma piuttosto una testa di ponte della potenza bellica dell’occidente, o più precisamente degli USA.
Uno Stato confessionale, che nel tempo è diventato carnefice di un altro popolo. La cosa peggiore è costituita dal fatto che gli israeliani usano gli stessi metodi che hanno utilizzato gli antisemiti europei negli ultimi due secoli ed i nazisti nel’900:
– concentramento/confinamento dei palestinesi nei territori della Cisgiordania e Gaza, così come furono confinati gli ebrei nella Zona di residenza zarista
-deportazione od espulsione della popolazione palestinese con confisca senza indennizzo delle proprietà terriere successivamente assegnate ai coloni ebraici. Come i nazisti nelle terre lungo il fiume Don. Ora con l’appoggio dell’alleato di sempre, gli Usa, hanno manifestato l’intenzione di rendere palästinensischfrei** la Cisgiordania e Gaza.
– massacri peggiori dei pogrom subiti: Tantura, Deir Yassim, Sabra e Shatila
– da ultimo, in ordine, di tempo la coventrizzazione di Gaza. Così come i nazisti rasero al suolo Coventry, e prima Guernica, e gli alleati Dresda, Berlino, Hiroshima….
Gli israeliani hanno ridotto Gaza ad un cumulo di macerie. Con la differenza, e ciò non costituisce né una buona motivazione né una scusante, che si trattava, nei primi casi, di azioni tattiche all’interno di un più amplio conflitto, mentre per Gaza è stato il fine strategico della loro disumana azione. E se è vero che la rappresaglia è stata scatenata da una azione inqualificabile di Hamas, il tributo di sangue palestinese che ha fatto seguito è stato di proporzioni maggiori di quello richiesto dai nazisti, dopo l’azione di via Rasella, con l’eccidio delle Fosse Ardeatine: 10 italiani per 1 tedesco, più di 40 palestinesi per 1 israeliano.
Oggi Israele potrebbe essere definito, così come la Prussia degli Hohenzollern a cavallo tra ‘700 ed ‘800, non “uno stato con un esercito, ma un esercito con uno stato”, come dimostra anche la struttura delle loro forze armate, il sistema di leva e la loro capacità di mobilitazione: 300mila uomini in assetto di guerra in 24 ore. Ciò è funzionale alla politica aggressiva del governo israeliano come dimostrano le azioni belliche intraprese nel Libano meridionale, sulle alture del Golan, i bombardamenti sullo Yemen e le dichiarazioni del governo che minaccia di mettere a ferro e fuoco l’intera regione.
Se la civile Europa, sugli USA di Trump non si può certo contare, il nostro mondo, vuole evitare di lasciare in eredità alle future generazioni, oltre ad un pianeta compromesso, un altro senso di colpa, questa volta nei confronti dei palestinesi, deve prendere le distanze con decisione dall’attuale politica israeliana; smettere di fornire armi e know-how; sanzionare economicamente Israele; condannarlo per l’atteggiamento nei confronti dell’ONU, sulle cui truppe apre il fuoco e dei cui provvedimenti non tiene conto.
Non si tratta di essere antisemiti, altrimenti si dovrebbe essere anche antipalestinesi (popolazione semitica anch’essa), né antiisraeliani, ma contro la politica che il governo israeliano sta perseguendo.
Dobbiamo fare in modo che il Giorno della Memoria serva non solo a ricordare quanto avvenuto contro gli Ebrei nel passato, ma ad evitare che altri popoli subiscano la stessa sorte. Diamogli un senso che non sia soltanto celebrativo.
Facciamo in modo che la nostra memoria non sia smemorata, come sembra sia quella del governo israeliano che sta infliggendo ad altri le sofferenze che ha dovuto patire.
Corrado Venti
*comprendeva Lituania, Polonia, Bielorussia, Bessarabia, Ucraina
** Libero dai palestinesi