L’ironica ribellione all’ipocrisia borghese
L’ironia come arma sociale contro l’ipocrisia borghese. La ribellione inconsapevole delle classi sociali meno abbienti per scardinare i tabù politico-religiosi, attraverso l’utilizzo divertente di un comportamento naturale. Così, al teatro Quirino di Roma, Emilio Russo mette in scena una delle commedie più brillanti scritte da Natalia Ginzburg nel 1965, “Ti ho sposato per allegria”.
Una commedia ironica, scanzonata, leggera, ma di una leggerezza calviniana, che mette al centro della recitazione i tabù di una epoca, in cui la Chiesa dettava le regole morali e l’ipocrisia borghese condivideva. Sul palco Giampiero Ingrassia e Marianella Bargili, ottimi schermitori di dialoghi serrati in una illogica allegria inversa. Marianella una randagia che vive sulla propria pelle condizioni sociali proibite:divorzio, aborto, matrimonio in comune, convivenza, amore libero. Giampiero Ingrassia calato nei panni di un avvocato borghese che rompe gli schemi imposti dalla famiglia tradizionale per scrollarsi di dosso la polvere di una vita borghese condita di falsa moralità.
Poi una eccezionale Lucia Vasini nei panni della madre, al solo apparire in scena strappa applausi a piene mani. Viola Lucio, una serva ribelle, mai subalterna ai padroni, esprime appieno il pensiero della Gizburg, sulla ribellione contro la borghesia. Claudia Donadoni, la sorella di Pietro, l’avvocato, oca giuliva in una casa dove si sovvertono i ruoli in modo irriverente, ironico e gioioso.
“Ti ho sposato per allegria” rompe lo schema sociale di un paese, l’Italia, in mano alla Democrazia Cristiana e alla Chiesa, che permettevano, perdonandoli con la confessione, ai ricchi di divorziare all’estero, o abortire in cliniche private, o convivere e avere figli fuori dal matrimonio, mentre tutto questo era negato, vietato per legge, alle classi sociali più povere, subalterne ad un potere conservatore. La paura dei comunisti, così ben interpretata con una battuta, che rimette al centro lo scontro sociale tra forza del cambiamento e la conservazione degli antichi privilegi della borghesia cattolica.
La forza della allegria contraria alla logica, ma irriverente al punto di attrarre il pubblico che condivide ogni battuta e applaude come per dire: grazie Natalia Gizburg per avere scritto una commedia tanto intelligente e grazie Emilio Russo di averla riproposta al pubblico in modo integrale, così come era stata scritta nel 1965.
Claudio Caldarelli