La felicità è un palloncino rosso
Dalle case popolari al mare. La rivincita degli ultimi sulle corde di una chitarra. Una voce per essere se stesso in empatia con gli altri. La voce di Emilio Stella che racconta la sua storia che è la storia di tutti noi. La storia sociale di ognuno dentro ogni canzone, dentro ogni parola, dentro un concetto di fratellanza che unisce e ci fa sentire parte di una gioia adesso, qui è ora. Da Mayda, a Monterotondo, in via Vincenzo Federici 18, Emilio Stella inaugura una serie di concerti, cantautorato d’eccellenza, partendo con un brano che descrive la domenica.
La domenica del caldo e della gente che si sbrana, perdendo le piccole cose che danno la felicità. La felicità legata ad un filo tenuto per mano, ad un palloncino rosso che poi d’improvviso vola via. In quel volare, in alto, nel cielo azzurro c’è l’amore immenso di un piccolo gesto. Emilio dona quel palloncino rosso al pubblico, facendolo divenire parte integrante delle sue storie. Facendolo cantare in coro sulle note dei suoi ritornelli, frantuma ogni divario, canta per loro con loro, fondendo nel crogiolo del cuore emozioni e sentimenti, per elevarli in un unico sentimento da condividere e accogliere.
Emilio Stella, un cantautore con la C maiuscola, abbatte ogni diversità con la sua voce graffiante che ti scava l’anima e risveglia sentimenti assopiti. La sala è piena, un successo per Mayda, un successo per Emilio, che traferisce lo stupore e la meraviglia dei suoi testi negli angoli più reconditi di ognuno delle persone presenti. Ci ricorda di riconoscere quei piccoli momenti di gioia e farla diventare una grande gioia. Ogni attimo di vita è un attimo di felicità anche quando nessuno gioca a pallone con noi nel campetto delle case popolari. Anche quando rimaniamo in attesa di chi non verrà a giocare con noi, dobbiamo avere la forza di sognare e guardare il cielo. Un gesto d’amore ci può salvare, dice Emilio a se stesso per dirlo a noi, per farci sentire il profumo di un fiore che nasce tra le immondizie delle periferie abbandonate.
La condizione sociale come discriminazione, deve essere rimossa dai gesti quotidiani, per divenire, noi, accoglienti e gioiosi con coloro che spesso non possono esserlo. Con quanti attraversano il mare per fuggire dalla fame e dalla guerra e muoiono, in mare, per cercare la salvezza. Così, Emilio, chiede perdono al mare con il suo Canto Ribelle e ci racconta anche la storia de “La pecora fa mbè” per liberarci dalla schiavitù del potere. Un potere che trasforma in cattivo il lupo mentre il cattivo è il pastore, che vuole ad ogni costo toglierci la libertà di pensare e la libertà di essere umani. Per farlo ci canta la sua rivoluzione fatta di amore per i suoi simili e per tutti coloro che soffrono.
Emilio Stella incanta il pubblico tutta la serata per chiudere con “Vorrei essere libero” e, per nostra fortuna, lui, si è liberato da un lavoro alienante, per divenire un cantautore che non rinuncia alle sue radici popolari, anzi, ne fa il bagaglio culturale, da cui trarre testi da condividere, su una condizione altrimenti emarginante.
Un palloncino rosso è la felicità se la sappiamo cogliere, un semplice, umile, generoso insegnamento, che Emilio Stella ci regala. Non fa il bis, ma recita una poesia sull’amore, in modo così emozionante da commuovere il pubblico in sala, che in religioso silenzio ascolta, con le lacrime agli occhi, poi con un gesto liberatorio alza il calice è brinda: all’amore. Grazie Emilio. Grazie Mayda di aver presentato un artista di così alto livello.
Claudio Caldarelli