Qualche motivo per ricordare il 24 marzo 1943

La premier Giorgia Meloni, proprio perché tale, non può fare a meno di ricordare, nel giorno della ricorrenza, la strage delle Ardeatine e riconoscere che via Rasella non fu un attentato, ma una azione di guerra. La realtà storica la costringe a questo, ma furbescamente, parla di strage nazista e non nazifascista come realmente fu.

Sulla stessa linea il presidente del Senato Ignazio La Russa che parla di strage nazista. Cercano di scindere le responsabilità dei nazisti da quelle dei fascisti. Il tentativo di riscrivere la storia è il quadro di riferimento in cui si inquadrano le dichiarazioni dei due più influenti politici del partito di maggior forza del governo.

 La linea politica di Fratelli d’Italia è chiara: cambiare i fatti. Vorrebbero far scrivere sui manuali di storia che il fascismo fu spettatore e non coprotagonista del massacro. Sappiamo bene che l’apparato repressivo fascista, a cominciare dalle autorità, come il questore Caruso, la Polizia dell’Africa italiana (PAI), per arrivare a gruppi di militanti organizzati militarmente, come la famigerata banda Koch, con licenza di uccidere da parte del regime, partecipò attivamente. Vogliono diffondere nell’opinione pubblica il convincimento opposto. Il tentativo tende a svincolare dall’orrore l’ideologia a cui si ispirano e da cui traggono la loro idea di stato e di società, con ciò ammettendo il legame genetico tra la loro ideologia, le loro basi teoriche e quelle del fascismo, come evidenziato anche nel loro simbolo: uno stato autoritario.

Vanno nella stessa direzione le dichiarazioni rispetto ai concetti fondamentali espressi nel Manifesto di Ventotene. Apertamente la premier dichiara di essere contraria a quegli stessi principi che il regime fascista tentava di combattere perseguendo coloro che propugnavano diversi ed opposti valori, come coloro che quel Manifesto hanno scritto; valori che sono in nuce quelli del federalismo europeo: libertà, giustizia, equità…. Vorrebbero uno stato che va in direzione opposta: quella dell’autoritarismo, dell’intolleranza, della repressione del dissenso, del privilegio dei detentori del potere di non essere soggetti alle comuni leggi. Vedi il caso di Elon Musk che avrebbe dovuto essere arrestato appena arrivato in Italia, contravvenendo una legge varata da questo governo come universale, e non premiato.

I conclamati e ripetuti interventi da parte delle autorità governative tendenti a condizionare la stampa e gli altri strumenti di comunicazione o di ridurre la magistratura, di fatto, sotto il controllo del governo, indicano l’idea di uno stato controllore.

Uno stato, autocratico intollerante, controllore, repressivo, tendente all’accentramento del potere, la cui classe dirigente ha forti propensioni per il sovranismo e il nazionalismo.

Sono sostanzialmente gli stessi principi che hanno caratterizzato il regime fascista e caratterizzano i regimi autoritari in genere.

È un regime di tale genere che ha prodotto le condizioni in cui è maturata la strage delle Ardeatine, cui hanno concorso intolleranza volontà di controllo, prevaricazione, repressione del dissenso, del diverso, desiderio di vendetta e la guerra, oggi nuovamente in primo piano. Ovunque si riproducano condizioni analoghe, la Cisgiordania, la striscia di Gaza, la Cecenia, il Kurdistan…, lì si generano anche analoghi episodi di feroci vendette e rappresaglie.

Certamente non sembrano esserci in Italia quelle condizioni, ma per poter comprendere le possibili implicazioni di un concetto, di un progetto, esso va estremizzato. Basta guardare quello che avviene in Palestina da parte di Israele, intolleranza, eliminazione dei diversi palestinesi, vendetta feroce; o in Ucraina aggredita dalla Russia governata da un regime autoritario, intollerante, repressivo, con forti connotazioni nazionaliste. Estremizzazioni di quel modo di concepire lo stato, di quelle ideologie.

È a tutto questo che, ricordare la strage delle Ardeatine, come le numerose altre, dovrebbe portare il pensiero. La conoscenza, la comprensione di quanto avvenuto, deve essere un faro che illumina ciò che nel mondo, e in particolare nei teatri di guerra, sta avvenendo. Ricordare quanto avvenuto e opporsi a chiunque, in qualunque modo, tenti di riprodurre condizioni analoghe è ciò che il mausoleo delle Ardeatine ci dice. Ricordare quelle 335 vite umane, 336 considerando l’anziana donna che casualmente si trovava nelle vicinanze e barbaramente uccisa, deve essere un campanello di allarme e un richiamo a non rimanere indifferenti alle migliaia di morti che, l’intolleranza, la volontà di oppressione e di vendetta,  caratteristica di tutti i regimi dittatoriali, provocano ogni giorno nel mondo.

Corrado Venti