Lavoro minorile: impegno quotidiano a tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

In occasione della Giornata internazionale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, celebrata ieri, 12 giugno, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende rinnovare il proprio impegno e richiamare l’attenzione sul fenomeno, ancora troppo diffuso anche nel nostro Paese.

Nel 2025, sono quasi 81.000 gli adolescenti tra i 15 e i 17 anni coinvolti in attività lavorative. Un numero che ha conosciuto una crescita costante negli ultimi anni, passando dai 51.845 del 2021 ai 78.530 del 2023, fino agli 80.991 del 2024. Questa tendenza riflette un disagio strutturale che attraversa diversi contesti territoriali e sociali, penalizzando in particolare le fasce più fragili della popolazione giovanile.

Il fenomeno è particolarmente marcato in alcune aree del Paese: in Trentino-Alto Adige si stima che oltre un ragazzo su cinque tra i 15 e i 17 anni svolga un’attività lavorativa, mentre in Valle d’Aosta la percentuale sfiora il 15%. Abruzzo, Marche, Puglia e Sardegna superano anch’esse la media nazionale, pari al 4,5%. Dietro questi numeri si nascondono storie spesso invisibili, in cui il lavoro non rappresenta un’occasione formativa, ma un ostacolo alla crescita e all’istruzione.

Non meno allarmanti sono i dati sulla sicurezza. Solo nel 2023 si sono registrate quasi 19.000 denunce di infortunio tra i 15 e i 17enni, e sei sono stati i casi mortali negli ultimi cinque anni. I settori maggiormente coinvolti — agricoltura, ristorazione, edilizia — sono spesso privi di una formazione adeguata alla prevenzione dei rischi, trasformando il lavoro precoce in una vera e propria minaccia per l’incolumità fisica dei ragazzi.

Le conseguenze sul piano educativo sono altrettanto evidenti: circa 58.000 adolescenti tra i 14 e i 15 anni hanno lavorato prima dell’età legale, spesso in condizioni che ostacolano o interrompono il loro percorso scolastico. In molti casi, il lavoro diventa sinonimo di dispersione, soprattutto laddove il contesto familiare non riesce a offrire un adeguato sostegno educativo e culturale. La povertà economica si salda così con quella educativa, in un circolo vizioso che limita le prospettive future.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani sottolinea che affrontare il problema del lavoro minorile non può ridursi a una mera ricorrenza annuale. È necessario un intervento strutturale che coinvolga le istituzioni scolastiche, le famiglie, le realtà associative e il mondo del lavoro. Solo attraverso politiche efficaci, monitoraggi puntuali, investimenti nell’istruzione e una maggiore cultura della legalità sarà possibile restituire ai giovani il diritto di crescere, imparare e costruire un futuro libero da precocità forzate.

Per queste ragioni, il Coordinamento rivolge un appello al Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, affinché venga avviata con urgenza una campagna nazionale di sensibilizzazione e formazione nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, volta a contrastare il lavoro minorile attraverso l’educazione ai diritti umani, l’orientamento scolastico e il rafforzamento della presenza territoriale degli istituti scolastici nelle aree più esposte al rischio di abbandono e sfruttamento. È fondamentale che il sistema scolastico italiano diventi sempre più presidio attivo di legalità, giustizia sociale e tutela dei minori, a partire proprio dalle periferie educative e sociali.

La Giornata internazionale contro il lavoro minorile, celebrata ieri, non può rimanere un appuntamento simbolico. Deve rappresentare, invece, un punto di partenza per un impegno quotidiano e condiviso a tutela dei diritti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza.

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

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